In nome di chi e diche cosa fate quello che fate?

Uno sguardo critico sulla nostra vita

La fine di un vecchio anno e l’inizio di uno nuovo è tempo di bilanci, bilanci retrospettivi e prospettivi non solo della nostra ditta, organizzazione o associazione, ma soprattutto della nostra vita a livello personale. Uno sguardo critico sulla nostra vita è opportuno sempre. Siamo stati all’altezza delle nostre o altrui aspettative? Facciamoci il “classico”, ma ben poco praticato “esame di coscienza“!
Credo che ci sia un bellissimo criterio per giudicare la bontà della nostra vita, ed è quello di rispondere alla domanda: “In nome di chi o di che cosa siete quello che siete e fate quel che fate? Qual è il criterio ultimo con il quale valutate la vostra vita?”. Rispondere a questa domanda vuol dire vedere se veramente vale la pena di essere quel che siamo e di fare la vita che facciamo.
Il cristiano ha un unico criterio di fondo per valutare sé stesso, ed è quello che mi sembra bene espresso da un versetto della lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani della città di Colosse. Esso dice:
“Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di Lui” (Col. 3:17).

Il punto di riferimento della nostra vita

1. “Qualunque cosa facciate”. L’intero campo della condotta umana viene qui coperto da questa ingiunzione della Parola di Dio. “Qualunque cosa facciate, in parole o in opere…” deve essere fatto, per chi si professa cristiano, in un certo modo, deve avere un preciso punto di riferimento.
Se da una parte gli animali vivono secondo ciò che detta loro l’istinto, l’istinto proprio della loro specie, ogni essere umano vive (pensa, parla, agisce) secondo diversi modelli di vita imposti variamente dalla propria cultura, dai condizionamenti che ha ricevuto, dalle proprie scelte di fondo. Ogni essere umano ha dei punti di riferimento che caratterizzano e determinano la sua vita. Come può essere descritta la vostra vita personale? Che cosa vi si può leggere in essa? Qual è il fine ultimo delle vostre parole ed azioni? A che cosa tendete? Qual è il metro con il quale misurate la vostra esistenza? Qual è l’obiettivo della vostra vita? C’è chi vive in funzione esclusivamente del lavoro e del guadagno; chi vive in funzione delle persone che ama o della sua famiglia; chi della soddisfazione dei suoi piaceri. C’è chi vive adattandosi acriticamente ai valori del “branco” a cui appartiene e da cui si guarda bene di staccarsi per paura di esserne escluso…

Una scelta di vita

2. Qui l’Apostolo dà un’indicazione generale su quale debba essere il punto di riferimento ultimo della vita del cristiano in ogni sua espressione, in parole o in opere, cioè di tutto ciò che dice e fa, dei suoi ragionamenti, pensieri e risoluzioni interiori, come pure delle parole della sua bocca e le opere delle sue mani. Si, perché essere cristiano in modo autentico è una precisa scelta di vita, una chiara presa di posizione, un chiaro impegno che deve condizionare tutto il nostro modo d’essere.
3. Tutto quello che fa deve, per quanto possibile, essere compiuto, dice il nostro testo, nel nome del Signore Gesù. Che cosa significa questo? Qui c’è un chiaro riferimento all’impegno di vivere sotto l’autorità di Cristo, impegno suggellato dal battesimo.
Nella prima lettera ai Corinzi l’Apostolo Paolo fa una chiara distinzione fra il comportamento comune in questo mondo e quello a cui il cristiano è stato chiamato. Dice: “Non sapete voi che gli ingiusti non erediteranno il regno di dio? Non vi ingannate: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effemminati, né gli omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli oltraggiatori, né i rapinatori, erediteranno il regno di Dio. Ora tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio” (1 Co. 6:9-11 ND). Il cristiano ha posto la totalità della sua vita sotto la signoria di Cristo.

La guida più completa

Possiamo dire che questo comandamento ci offra la guida più completa alla vita cristiana di quanto possa fare anche il libro più voluminoso di casistica morale. In ogni situazione dubbia il credente può trovare guida sicura chiedendosi: “Qual è in questo caso la cosa più cristiana da fare? `Posso fare questo senza compromettere la mia confessione di fede? Lo posso fare e dire ‘nel nome del Signore Gesù’”? Posso “rubare” nel nome di Cristo? Posso ubriacarmi nel nome di Cristo? Posso abusare della sessualità o …tradire mia moglie nel nome di Cristo? E’ vero che noi siamo molto abili a trovare sempre una giustificazione per il nostro comportamento, ma, oggettivamente, di fronte alla Persona di Cristo, come effettivamente Lui è, di fronte a quanto oggettivamente ci dice la Parola di Dio, il mio comportamento sarebbe giustificabile ed in linea con essa? Onorerebbe Cristo?
Si, su di me è stato posto il nome di Cristo, e fin ora non l’ho rinnegato. Ora, farei “una buona pubblicità” a Cristo se facessi una certa cosa? Egli mi ha mostrato il Suo immenso amore guadagnandomi, morendo in croce, la salvezza. Egli mi ha riscattato, mi ha rivestito dell’abito della Sua santità. Quello che dico, penso, faccio, gli porta onore e gloria, oppure vergogna? Gli altri, vedendo il mio comportamento, io che mi dico cristiano, sono portati ad ammirare la persona e l’opera di Cristo in me, oppure a bestemmiare Cristo, magari dicendo in cuor loro: “Se quello è un cristiano, io non voglio avere nulla a che fare con Cristo e con la chiesa”!

Un chiaro riferimento

“Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù”. Questo è un punto di riferimento chiaro per la nostra condotta. Non si tratta di “ispirarsi” vagamente a Dio nella nostra vita. Questo potrebbe essere un principio astratto che lascia troppo spazio all’interpretazione soggettiva. Dio definisce chi Egli sia e ciò che Egli esige dalle Sue creature umane attraverso la Sua Parola rivelata, resa Scrittura, ma soprattutto resa persona umana in Gesù Cristo. Egli deve essere davvero, e non a parole, il Signore della nostra vita, cioè Colui a cui dobbiamo ubbidienza. Gesù disse: “Perché mi chiamate: Signore, Signore! e non fate quel che vi dico?” (Lu. 6:46).
Il metro di giudizio con il quale Dio verificherà la nostra vita non saranno le nostre proprie idee ed interpretazioni su quello che ci pare giusto; non verremo giudicati secondo la nostra conformità a ciò che la società si aspetta da noi, né secondo quanto affermato da politici, filosofi o leader religiosi a cui magari facciamo riferimento. Un solo è il “nome di riferimento”. Dice la Scrittura: “In nessun altro è la salvezza; poiché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati” (At. 4:12), così non vi è accettazione della nostra persona ed atti in altri nomi se non in quello abbiamo affidato la nostra vita. Egli è “Il nome che è al di sopra di ogni nome” (Fl. 2:10).
Per questo, fare qualcosa in nome di Cristo significa:
a. Far combaciare la nostra volontà alla Sua. In ogni nostro desiderio dobbiamo tenere in considerazione Lui e la Sua volontà. Gesù disse: Quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Gv. 14:13,14). Dobbiamo domandarci: conoscendo il carattere di Cristo, quel che desidero l’avrebbe potuto chiedere Lui? Sarebbe stato approvato da Cristo se Glielo avessi chiesto? Avrebbe potuto Cristo intercedere per me, in questa cosa, presso il Padre? Sarebbe stato ed è degno di Cristo?
Ad alcune richieste Gesù risponde negativamente. Ad esempio, ad un certo punto la madre di due discepoli di Gesù, Giacomo e Giovanni, chiede a Gesù un posto di particolare onore nel regno di Dio: “Di’ che questi miei due figli siedano l’uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra, nel tuo regno” (Mt. 20:21). Questa donna chiede a Gesù un privilegio per i suoi due figli. Queste ambizioni, a parte il fatto che sono assurde, non sono in linea con lo spirito di Cristo, e quindi vengono respinte. In linea con lo spirito di Gesù non è l’ambizione al potere, ma l’ambizione a servire. Questa si che è una richiesta a Lui gradita. Gradita a Cristo è una richiesta che ricalca i concetti contenuti nel Padre Nostro. Ecco una preghiera che troverà certamente da Dio accoglienza.
b. Un’iniziativa da Lui avallata. Progettando e portando avanti iniziative ed opere che Cristo volentieri sanzionerebbe con la Sua autorità. La Scrittura dice che dove due o tre sono riuniti nel Suo nome, per perseguire i Suoi obiettivi ed azione, Egli è in mezzo a loro, e Dio lo avallerà e benedirà (Mt. 18:18-20). Dio benedirà un’opera di solidarietà sociale compiuta in nome di Cristo? Una casa di accoglienza rifugiati? un centro sociale per giovani, anziani, donne? Un progetto di visite e di studi biblici nelle case? La richiesta di una guarigione in nome di Cristo? Certamente. Dio non sanzionerà però, come è già avvenuto purtroppo nella storia, una guerra o una crociata in Suo nome… una spesa superflua… qualcosa che solo apparentemente è in nome di Cristo, ma che in realtà è per il nostro egoismo, tornaconto, ambizione mondana, ecc. E’ vero che: “Se domandiamo qualche cosa secondo la Sua volontà, egli ci esaudisce” (1 Gv. 5:14). La richiesta che Dio benedica una nostra iniziativa è legittima, ma quest’iniziativa deve essere conforme alla Sua volontà, che noi diligentemente esploreremo e terremo conto.
c. Seguire l’esempio di Cristo. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa poi esplicitamente seguire il Suo esempio. E’ scritto infatti: “Infatti io vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io” (Gv. 13:15), e ancora: “Chi dice di rimanere in lui, deve camminare come egli camminò” (1 Gv. 2:6).
Noi siamo discepoli di Cristo. Essere discepoli Suoi significa imparare da Lui. Gesù disse: “Prendete su di voi il mio giogo ed imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre” (Mt. 11:29). Il nostro carattere riflette il Suo?
Vivere in nome di Cristo e seguirlo significa calcare le Sue orme rinnegando i nostri comodi sacrificando noi stessi per Lui e per gli altri. Gesù disse: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt. 16:24). Sono pronto a rinunciare ai miei comodi e desideri per mettere i Suoi in primo piano?
Vivere in nome di Cristo significa essere impegnati seriamente a livello di etica e di moralità cristiana. Significa “morire” a ciò che Dio considera peccato, e vivere la vita nuova che Egli dona in Cristo. E’ scritto: anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le Sue orme… affinché morti al peccato, vivessimo per la giustizia” (1 Pi. 2:21-24).
d. Con la forza che Cristo dona. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa trarre da Lui le energie e le capacità per realizzare ciò che Egli in noi si prefigge. Ti sembra impossibile quello che Cristo chiede da te? Vi sembra di essere carenti delle forze e delle risorse per compierlo? L’Apostolo diceva: “Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica” (Fl. 4:13). Non siamo lasciati a noi stessi nel portare avanti ciò che Cristo ci chiede. I cristiani, in tutto ciò che si prefiggono, chiedono a Lui la forza e la sanzione. Dice la Scrittura: “Tu dunque, fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù” (2 Ti. 2:1).
Gli apostoli Pietro e Giovanni guariscono un malato. Vengono arrestati chiedendo conto del loro operato e gli chiedono: “Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?” e rispondono: “Nel nome di Gesù Cristo, il nazareno (At. 4:7-10). Quello che fare, con quale potere o in nome di chi lo fate?
La nostra vita deve essere talmente determinata da Cristo che, come l’apostolo Paolo dobbiamo dire: Per la grazia di Dio io sono quello che sono” (1 Co. 15:10). Potete ringraziare il Signore per ciò che avete conseguito nella vostra vita?
e. Cristo vive in me! Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa vivere per fede in Lui. Questo deve giungere al livello tale da poter dire: “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me (Ga. 2:20).
Il cristiano non mette al centro dell’attenzione sé stesso, non pretende la propria autonomia, non si vanta delle proprie realizzazioni e risorse. Sottopone la Sua vita a Cristo, anzi, la sua identità quasi scompare rispetto a Cristo, sapendo che una vita veramente realizzata e mancante di nulla di ciò che veramente conti è quella vissuta nella Sua prospettiva. L’Apostolo dice: “La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la Sua gloria e virtù” (2 Pi. 1:2,3).
f. ServirLo ed adorarLo. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa consapevolmente servirLo ed adorarLo, secondo le Sue prescrizioni. Consideravamo all’inizio che ogni essere umano vive con un punto di riferimento ultimo. Qual è il nostro? I cristiani dicono: “Mentre tutti i popoli camminano ciascuno nel nome del suo dio, noi camminiamo nel nome del Signore, nostro Dio, per sempre” (Mi. 4:5).
Per questo ubbidiamo al comandamento che dice: “Andate dunque, e fate miei discepoli tutti i popoli” (Mt. 28:19,20). Per questo nostro punto di onore è perseverare ad apprendere da Lui, come i primi cristiani, i quali “erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere” (At. 2:42,43). A chi appartenete voi? Noi vogliamo appartenere al Signore e non ne rimarremo delusi. “Il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: Il Signore conosce quelli che sono suoi” (2 Ti. 2:19).
g. Perseguire la Sua causa. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa perseguire la Sua causa ed obiettivi, anche a costo di sacrifici, ma con la sicura speranza di una grande retribuzione. Gesù disse:“…e chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna” (Mt. 19:29).
Perseguire la causa di Cristo non è facile. Come hanno perseguitato Lui, perseguiteranno anche noi. Cristo ci aveva preavvertito: “Allora vi abbandoneranno all’oppressione e vi uccideranno e sarete odiati da tutte le genti a motivo del mio nome (Mt. 24:9; At. 9:16). Con la costanza e la persistenza, però, raggiungeremo l’obiettivo prefissato perché Dio realizzerà infallibilmente le Sue promesse nonostante gli avversari. Alle chiese dell’Apocalisse il Signore dice: “So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato… tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me… pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome” (Ap. 2:3,13; 3:8).
h. Per la Sua gloria. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa infine operare per il solo Suo onore e gloria. Questo è il tutto della vita, una vita significativa ed eterna. “Tu sei la mia rocca e la mia fortezza; per amor del tuo nome guidami e conducimi” (Sl. 31:3); “Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio” (1 Co. 10:31); “Tu sei degno, o Signore, e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza; perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono” (Ap. 4:9-11). Viviamo noi per glorificare ed esaltare Dio in Cristo? Questo è lo scopo per cui siamo stati creati e dove troveremo migliore realizzazione per noi stessi.

Epilogo

4. Notate come termina il nostro versetto: “Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di Lui“.
La vita della creatura riconciliata con il Suo Creatore e consapevole di chi è e di che cosa riceve nella vita e in Cristo, è una vita impostata al senso di riconoscenza verso di Dio. Dicono i cristiani riflessi nella lettera agli Ebrei: “Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode; cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome” (Eb. 13:15), Si, l’importanza del rendimento di grazie nella vita cristiana viene qui ancora sottolineata dall’Apostolo quando dice che le nostre azioni devono essere sempre accompagnate dal sacrificio di una grata lode, offerta tramite Cristo, l’unico Mediatore, tutte le volte in cui ci avviciniamo a Dio con la preghiera. Il cristiano non si dimentica di dire grazie a Dio e lo dimostra con le sue parole ed i fatti. Egli si applica a ringraziare Dio Padre per mezzo di Lui. Per questo la Scrittura ci esorta dicendo: “Ringraziate continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” (Ef. 5:20), unico nostro Mediatore.

La nostra valutazione

Ricordate la domanda che ci eravamo posti all’inizio? “In nome di chi o di che cosa siete quello che siete e fate quel che fate? Qual è il criterio ultimo con il quale valutate la vostra vita?”. Rispondere a questa domanda, dicevamo, vuol dire vedere se veramente vale la pena di essere quel che siamo e di fare la vita che facciamo. Un consuntivo della nostra vita non può ignorare questo. Sono persuaso che una vita che valga veramente la pena di essere vissuta sia quella vissuta coerentemente nella prospettiva del Signore Gesù Cristo. Se ci professiamo cristiani ci applicheremo a far si che l’esortazione della Parola di Dio sia vera per noi: Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di Lui” (Col. 3:17). Così facendo potremo essere sicuri che la nostra vita non sarà stata futile, vana, gettata via, vissuta per niente…
Paolo Castellina
  
« Insegnaci dunque a contar bene
i nostri giorni,
per acquistare un cuore saggio»
 
(Salmo 90:12)

Che il Signore vi benedica nel nuovo anno 2015

Il male e il suo rimedio


 
“L’iniquità della casa d’Israele e di Giuda è estremamente grande”  (Ezechiele 9:9)
 
“Il sangue di Gesù Cristo, Suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.” (1 Giovanni 1:7)


Avrò due testi questa mattina, il male e il rimedio. “L’iniquità della casa d’Israele e di Giuda è eccessivamente grande.” e, “Il sangue di Gesù Cristo, Suo Figlio, ci purifica da ogni peccato”.
Noi non possiamo imparare nulla del Vangelo se non per averne sperimentato le verità, nessuna verità del Vangelo è mai veramente conosciuta e imparata finché non l’avremo testata e provata e se non abbiamo dimostrato che il suo potere è stato esercitato su di noi.
Ho sentito parlare di un naturalista che si credeva molto saggio per quanto riguarda la storia naturale degli uccelli e tuttavia aveva imparato tutto quello che sapeva unicamente dai suoi studi e non aveva mai nemmeno visto un uccello volare o librarsi nell’aria o neanche stare appollaiato sul suo trespolo! Era un pazzo, ma lui si credeva estremamente saggio. E ci sono alcuni uomini che si credono grandi teologi. Forse possono anche pretendere di essersi presi un diploma di dottore della Divinità, ma, se si arriva ​​alla radice della questione e si chiede loro se hanno mai sentito o sperimentato una qualsiasi cosa di cui parlano, ti diranno: “No. Conosco queste cose nella lettera, ma non nello spirito. Le capisco come una questione di teoria, ma non come cose della mia coscienza ed esperienza.”
Siate certi che, come il naturalista che era solo l’allievo di osservazioni di altri uomini e non sapeva nulla, così l’uomo che pretende di sapere di religione, ma non è mai entrato nelle profondità e nella potenza delle sue dottrine o sentito l’influenza di queste sul suo cuore non sa assolutamente nulla e tutte le conoscenze che pretende di avere non sono altro che ignoranza verniciata! Ci sono alcune scienze che possono essere apprese con la testa, ma la scienza di Cristo crocifisso può essere appreso solo dal cuore.
Ho fatto uso di questa osservazione, come prefazione al mio sermone perché penso che dipenderà da ciascuno dei nostri cuori, se le due verità di Dio, che saranno esaminate questa mattina entreranno nelle case di ognuno con potenza, prima che abbiamo finito.
La prima verità è la grandezza del nostro peccato. Nessun uomo può conoscere la grandezza del peccato, finché non l’ha provato, perché non c’è nessun metro di misura del peccato, al di fuori della sua condanna nella nostra coscienza, quando la Legge di Dio ci parla con un terrore che può essere sentito! E per quanto riguarda la ricchezza del sangue di Cristo e la sua capacità di purificarci, anche, non possiamo sapere nulla fino a che ne siamo stati lavati e abbiamo provato da noi che il sangue di Gesù Cristo, il Figlio di Dio ci ha purificati da ogni peccato.
I. Comincerò, quindi, con la prima dottrina così come è contenuta nel nono capitolo di Ezechiele, il versetto nono “L’iniquità della casa d’Israele e di Giuda è estremamente grande.” 
Ci sono due grandi lezioni che ogni uomo deve imparare e imparare per esperienza prima di poter essere un cristiano. In primo luogo, egli deve imparare che il peccato è una cosa grandissima e una cosa maligna. E deve anche imparare che il sangue di Cristo è una cosa estremamente preziosa ed è in grado di salvare senza limiti coloro che vengono ad esso. Abbiamo la precedente lezione davanti a noi. O possa Dio, con il Suo Spirito Infinito e con la Sua grande saggezza insegnarla ad alcuni di noi che ancora non la conoscono!
Alcuni uomini immaginano che il Vangelo è stato ideato, in un modo o nell’altro, per ammorbidire la severità di Dio contro il peccato. Ah, come è sbagliata questa idea! Da nessun altra parte il peccato è condannato piu’ duramente che nel Vangelo! Se andrete sul Sinai voi sentirete lì i suoi tuoni che rimbombano. Si vedranno il lampeggio del suo fulmine terribile, finché, come successe a Mosè, avrete estremamente paura e tremerete e allora andrete dichiarando che il peccato deve essere una cosa terribile, altrimenti il ​​Santo non sarebbe mai venuto sul monte Paran con tutti questi terrori attorno a lui.
Ma dopo, recatevi al Calvario. Non vedrete nessun lampo e non sentirete il tuono, ma invece sentirete i gemiti di un Dio che sta per spirare e si vedranno le contorsioni e le agonie di Colui che portava 
“Tutto ciò che Dio incarnato poteva sopportare, 
con abbastanza forza da sopportare e nessuna da risparmiare!”

E poi direte: “Ora, anche se non temo né tremo, comprendo quanto grande debba essere il peccato, dal momento che un tale sacrificio è stato richiesto per farne l’espiazione.” Oh, Peccatori! Se venite al Vangelo immaginando che ci troverete una scusa per il vostro peccato, avete davvero sbagliato strada! Mosè ti accusa con il peccato e ti dice che sei senza scuse. Ma quanto al Vangelo, esso strappa via da te ogni ombra di alibi. Ti lascia senza un mantello per il tuo peccato. E ti dice che hai peccato volontariamente contro l’Altissimo, Dio che non hai scuse qualsivoglia per tutte le iniquità che hai commesso contro di Lui!

E invece di regolarizzare il tuo peccato e dirti che sei una creatura debole e, quindi, non puoi far nulla per evitare il tuo peccato, ti accusa e ti scarica addosso la debolezza della tua natura e fa di quella stessa il peccato più schiacciante di tutti! Se cercate scuse, è meglio guardare alla faccia di Mosè quando è vestita con tutta la maestà dei terrori della legge, piuttosto che guardare in faccia il Vangelo, perchè quest’ultimo è di gran lunga più terribile per coloro che vorrebbero mascherare i loro peccati!
E neppure il Vangelo in qualsiasi modo dà all’uomo una speranza che le richieste della Legge vengano in alcun modo allentate. Alcuni immaginano che sotto la vecchia dispensazione, Dio esigesse grandi cose dagli uomini e che avesse caricato l’uomo di fardelli pesanti, di un grave carico! E suppongono che Cristo sia venuto nel mondo per mettere sulle spalle degli uomini una legge piu’ leggera, qualcosa che sia più facile per loro da obbedire, più facile da mantenere, o che, se la violano, non ne riceveranno per questo minacce terribili. Ah, non è così! Il Vangelo non è venuto nel mondo per ammorbidire la legge! Il cielo e la terra passeranno, ma non uno iota o un apice della legge deve passare.
Ciò che Dio ha detto al peccatore nella legge, lo ridice al peccatore nel Vangelo! Quando Egli dichiara che, “l’anima che pecca morirà”, la testimonianza del Vangelo non è in contrasto con la testimonianza della legge. Quando dichiara che chi viola la Santa Legge sarà certamente punito, il Vangelo esige anche il sangue per il sangue e l’occhio per l’occhio e dente per dente e non rilassa neanche uno iota solitario o un apice delle sue richieste! E ‘altrettanto pesante e tanto terribile quanto la legge stessa! Vuoi forse ribattere che Cristo ha alleviato la Legge? Io ti rispondo che non conosci, allora, la missione di Cristo!
Che cosa ha detto Egli stesso? Nella legge Il Signore ha detto: “Non commettere adulterio”, Cristo ha ammorbidito la Legge? No! Lui dice: “Io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha commesso adulterio con lei nel suo cuore.” Questo non è un ammorbidimento della legge!
E’, se cosi’ possiamo dire, l’arrotamento del fil di spada della terribile giustizia divina per renderla molto più nitida di quanto sembrasse prima.Cristo non ha messo via la fornace, ma piuttosto sembra scaldarla sette volte di più! Prima che Cristo venisse, il peccato a me sembrava essere di poco conto. Ma quando è venuto, il peccato è diventato estremamente peccaminoso e tutta la sua nefanda paura si è manifestata davanti alla luce!
“Ma”, dice uno, “Sicuramente il Vangelo ha in qualche modo rimosso la grandezza del nostro peccato. Non ammorbidisce forse la punizione per il peccato? “Ah, no! Appellati a Mosè. Lascialo salire sul pulpito e predicare. Egli dice: “L’anima che pecca, morirà”. E il suo sermone è terribile. Si siede e viene ora Gesù Cristo, l’Uomo dal Volto amorevole. Cosa dice Egli per quanto riguarda la punizione del peccato? Ah, Signori, non c’è mai stato un predicatore delle fiamme dell’inferno come Cristo! Nostro Signore Gesù Cristo era amore, ma era, anche, tutta onestà. “Mai un uomo ha parlato come quell’Uomo, « quando venne a parlare della punizione dei perduti. Quale altro Profeta è stato autore di espressioni terribili come queste? “Egli brucerà la pula con un fuoco inestinguibile” – “E questi andranno nelle pene eterne”? Oppure questo: “dove il loro verme non muore e il loro fuoco non si spegne”? Rimani ai piedi di Gesù, quando Egli ti parla della punizione del peccato e delle conseguenze dell’iniquità e tremerai molto più di quanto avresti fatto se Mosè fosse stato il predicatore e se il Sinai fosse stato lo sfondo per concludere il sermone ! No, fratelli e sorelle, il Vangelo di Cristo non contribuisce in alcun modo a sminuire il peccato! La proclamazione di Cristo oggi dal suo ministro è lo stessa dell’espressione di Ezechiele di antico “L’iniquità della casa d’Israele e di Giuda è estremamente grande”.
E ora cercheremo di trattare con i cuori e le coscienze per un momento. Miei fratelli e sorelle, vi sono alcuni qui che non hanno mai sentito questa Verità di Dio. Ci sono molti di voi che cominciano a tirarsi indietro per il terrore a causa di essa. Andrete a casa e mi rappresenterete come uno che si diletta a soffermarsi su certe cose oscure e terribili che, come suppongo diciate dentro di voi, “Non posso, io non accettero’ quella dottrina del peccato. So di essere una creatura fragile, debole. Ho fatto un gran numero di errori nella mia vita, che io ammetto. Ma, tale è la mia natura e quindi non potevo farne a meno. Non ho intenzione di essere chiamato in giudizio davanti a un pulpito e condannato come il capo dei criminali. Posso essere un peccatore, lo confesso, lo sono con tutto il resto del genere umano, ma che il mio peccato sia qualcosa di così grande quale quell’uomo tenta di descrivere, io non ci credo. Respingo la Dottrina”
E tu credi, amico mio, che mi sorprenda che tu lo faccia? Io so chi sei! E‘ perché ancora la Grazia di Dio non ha mai toccato la tua anima che dici questo! Ed ecco la prova della dottrina con la quale ho cominciato. Tu non sai questa Verità, perché non l’hai mai provata. Ma se l’avessi provata, come ogni vero-nato figlio di Dio l’ha sentita, diresti, “L’uomo non è in grado di descrivere i suoi terrori quali essi siano. Essi devono essere sentiti prima di poter essere conosciuti e quando vengono sentiti non possono essere espressi in tutta la loro pienezza di terrore“.
Ma vieni, fammi ragionare con te per un momento. Il tuo peccato è grande, anche se tu pensi sia di piccole dimensioni. Ricordate, fratelli e sorelle, io non sono qui per dire che il vostro peccato è più grande del mio. Parlo a voi e parlo anche a me stesso, il tuo peccato è grande. Seguimi in questi pochi pensieri e forse potrete capire meglio.
Quanto deve essere grande un singolo peccato, quando secondo la Parola di Dio, un solo peccato basta per dannare l’anima?Un peccato, ricordiamo, ha distrutto l’intera razza umana! Adamo non ha fatto che prendere il frutto proibito e quell’unico peccato fece saltare l’Eden e ha reso tutti noi eredi della maledizione e ha avuto come conseguenza che la terra produca spine e rovi fino a questo giorno! Ma forse chiederete, puo’ mai essere che un peccato distrugga l’anima? E‘ possibile che un solo peccato solitario possa aprire le porte dell’inferno e chiudere dietro di esse l’anima colpevole per sempre e che Dio debba rifiutare la Sua misericordia e tagliare fuori per sempre quell’anima dalla presenza del Suo volto? Sì, se devo credere alla mia Bibbia, devo credere anche cio’! Oh, quanto grandi devono essere i miei peccati se questo è l’effetto terribile di una trasgressione! Il peccato non può essere la piccola cosa che il mio orgoglio mi ha aiutato a immaginare che sia, deve essere una cosa terribile, se un peccato solo puo’ rovinare la mia anima per sempre!
Pensa ancora amico mio, per un momento, a quale cosa imprudente e impertinente il peccato sia. Ecco, c’è un Dio che riempie ogni cosa e tutti, ed Egli è il Creatore Infinito. Lui mi crea e io al Suo cospetto non sono niente più di un granello di polvere animata! E io, quel granello di polvere animata, con una semplice esistenza effimera, ho l’impertinenza e imprudenza di impostare la mia volontà contro la Sua volontà! Ho il coraggio di proclamare guerra contro la Maestà del cielo! Si tratta di una cosa così audace e cosi’ piena di orgoglio infernale che non bisogna meravigliarsi che anche un solo peccato per quanto sembri piccolo agli occhi dell’uomo, deve, quando è considerato nella coscienza alla luce del cielo, essere davvero grande!
Ma pensa ancora, quanto grande è il tuo ed il mio peccato se pensiamo all’ingratitudine che l’ha segnato? Il Signore Dio nostro ci ha alimentato dalla nostra giovinezza fino ad oggi. Egli ha messo il respiro nelle nostre narici e ha tenuto le nostre anime in vita. Ha vestito la terra con misericordia e ci ha permesso di attraversare questi bei campi. Ed Egli ci ha dato pane da mangiare e vesti da indossare e la misericordia così preziosa che il loro valore totale non può mai essere conosciuto fino a quando ci vengano tolti.
Eppure tu ed io abbiamo perseverato a rompere tutte le sue leggi volontariamente e arbitrariamente, siamo andati in contrasto con la Sua volontà! E‘ stato sufficiente per noi sapere che una cosa è secondo la volontà di Dio e abbiamo subito fatto il contrario di essa. Oh, se fissassimo i nostri peccati occulti alla luce della Sua misericordia, se le nostre trasgressioni sono messe a fianco con i Suoi favori dovremmo, ognuno di noi, dire che i nostri peccati, in realtà, sono estremamente grandi!
Ma badate, non mi sto riferendo solo ed esclusivamente a coloro che la Parola stessa condanna di grande peccato. Noi, naturalmente, non esitiamo un attimo ad additare gli ubriaconi, quelli dediti alle prostitute, gli adulteri e i ladri come grandi peccatori. Certo non ci risparmiamo di dire che la loro iniquità è molto grande, perché supera anche i limiti della moralità dell’uomo e le leggi del nostro governo civile! Ma io sto parlando in questo giorno a voi che “siete stati i migliori nella morale”. A voi per i quali le apparenze esteriori sono tutto ciò che potete desiderare. A voi che avete mantenuto il sabato. A voi che avete frequentato la casa di Dio e adorato. I vostri peccati e i miei sono estremamente grandi! Sembrano solo piccoli alla nostra vista, ma se arriviamo a scavare nel cuore e vedere la loro iniquità, la loro orribile oscurità, dobbiamo dire riguardo ad essi che sono grandissimi!
E ancora, lo ripeto, questa è una dottrina che nessun uomo può giustamente conoscere e ricevere fino a quando non l’ha sentita e provata. Il mio uditore, hai mai sentito questa dottrina come vera? “Il mio peccato è molto grande.”
La malattia è una cosa terribile, soprattutto quando è accompagnata da dolore. Quando il povero corpo è scosso all’estremo in modo che lo spirito dentro di noi ci viene meno e siamo diventati aridi come un coccio. Ma io testimonio qui, questa mattina, che la malattia, per quanto straziante possa essere, non è mai pari alla scoperta del male del peccato! Preferirei passare attraverso sette anni del dolore più faticoso e della malattia più languente, anzichè passare attraverso la scoperta terribile dei terrori del peccato!
Ci sono alcuni di voi che capiscono cosa intendo, perché hanno sentito la stessa cosa. Un tempo vi dilettavate nelle vostre passioni carnali e indulgevate nei vostri peccati dormendoci sopra e piacque a Dio di aprire i vostri occhi perchè vedeste che il peccato è peccaminoso. Ti ricordi l’orrore di quello stato? Sembrava come se tutte le cose orribili fossero state raccolte in un unico terrore e in un terribile spettacolo! Fino a prima avevi amato le tue iniquità, ma ora le odiavi e detestavi te stesso! Fino a prima avevi pensato che le tue trasgressioni potessero facilmente essere eliminate, erano questioni che avrebbero potuto essere rapidamente lavate dal pentimento o eliminate via con il cambiamento della tua vita. Ma adesso il peccato sembrava una cosa allarmante e sapendo che avevi commesso tutta questa iniquità, la vita ti sembrava una maledizione e la morte!
Se non fosse stato per quel qualcosa di triste dopo la morte, sarebbe stato per te la più alta benedizione se avessi potuto sottrarti alle corde della tua coscienza che sembrava frustrarti perpetuamente con una frusta di filo incandescente!
Alcuni di voi, forse, sono passati attraverso almeno un po‘ di questo. Dio vi ha voluto concedere graziosamente di liberarvi da cio’ in poche ore. Ma devo confessare che queste ore sono state ore in cui sembrava come se anni di miseria fossero stati compressi. Fu la mia triste sorte per tre o quattro anni di sentire la grandezza del mio peccato, senza aver ancora scoperto la grandezza della misericordia di Dio. Dovetti camminare in questo mondo con più di un mondo sulle mie spalle e sostenere un dolore che finora ha superato tutti gli altri dolori, allo stesso modo in cui una montagna sovrasta il cumulo di terra di una talpa. E spesso mi chiedo ancora ad oggi come avvenne che la mia mano si trattenne dallo strappare il mio corpo a pezzi attraverso la terribile agonia che provai quando scoprii la grandezza della mia trasgressione! Eppure non ero stato un peccatore più grande di chiunque di voi qui presenti, apertamente e pubblicamente, ma i peccati del cuore furono messi a nudo, i peccati di labbra e di lingua furono scoperti e poi capii oh, che non si può mai imparare di nuovo questa terribile lezione in una scuola terribile: “L’iniquità di Giuda e di Israele è molto grande.” Questa è la prima parte del discorso.
II. «Ebbene», grida uno, girando sui tacchi, “non vi è neanche una piccola consolazione in questo! E’ abbastanza per portare uno alla disperazione, se non alla follia. “Ah, amico, questo è proprio lo scopo di questo testo! Se posso avere il piacere di essere una guida per la tua disperazione, se si tratta di una disperazione del tuo senso di “auto-giustizia” e di una disperazione per salvare la propria anima sono tre volte felice!
Ci rivolgiamo, pertanto, da quel testo terribile al secondo, tratto dalla prima lettera di Giovanni, il primo capitolo e la settima strofa,”Il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.” Lì c’è il buio, qui sta il Signore Gesù Cristo. Che cosa ha che fare con esso? Gli andrà forse di parlare e dire: “Questo non è un gran male. Questo nero è solo una piccola macchia?“ Oh no! E’ un male molto grande.“ Lo nasconderà forse? Tesserà un manto di scuse per avvolgerlo tutto intorno all’iniquità? No! qualunque nascondimento  può esserci stato, Egli si erge e dichiara che, quando lo Spirito della Verità giungerà, Egli convincerà il mondo di peccato e lascerà la coscienza del peccatore nuda e farà sondare la ferita fino in fondo!
Cosa farà allora? Farà una cosa molto migliore di una scusa o di fingere di parlarne con leggerezza. Egli lo purificherà, lo eliminerà del tutto per il potere e la virtù meritoria del Suo stesso sangue, che è in grado di salvare fino all’estremo! Il Vangelo non consiste nel fare apparire il peccato di un uomo piccolo. Il modo in cui i cristiani ottengono la loro pace non è nel vedere i loro peccati raggrinziti e contratti fino a quando sembrano loro piccoli. Al contrario, prima di tutto devono vedere i loro peccati in espansione ed è solo dopo che ottengono la loro pace, vedendo quei peccati spazzati via del tutto, lontano come il levante è lontano dal ponente!
Ora, tenendo in mente le osservazioni che ho fatto su il primo testo, chiedo la vostra attenzione per qualche istante sulla grandezza e la bellezza del secondo. Si noti qui, “Il sangue di Gesù Cristo suo Figlio, ci pulisce da ogni peccato”. Soffermiamoci sulla parola “ogni”, per un momento. I nostri peccati sono grandi. Ogni peccato è grande. Ma ci sono alcuni che nella nostra apprensione sembrano essere maggiori rispetto ad altri. Ci sono crimini che le labbra della modestia non possono descrivere. Potrei andare lontano in questo pulpito questa mattina nel descrivere i peccati che il degrado della natura umana ha inventato. E’ incredibile come l’ingegno dell’uomo sembra essersi esaurito nell’inventare nuovi reati. Sicuramente non c’è la possibilità d’invenzione di un nuovo peccato. Ma se ci fosse, prima o poi l’uomo lo inventerebbe, perchè l’uomo sembra cosi’ astuto e pieno di risorse nella scoperta dei mezzi per distruggere se stesso e nel tentativo di ferire il Suo Creatore! Ma ci sono alcuni peccati che mostrano un diabolico istinto di ingegnosità degradata, alcuni peccati dei quali sarebbe una vergogna parlarne, a cui sarebbe vergognoso anche pensare! Ma notate qui : “Il sangue di Gesù Cristo purifica da ogni peccato.” Ci possono essere alcuni peccati di cui un uomo non può parlare, ma non c’è peccato che il sangue di Cristo non può lavare via!
La bestemmia, per quanto profana, la lussuria, per quanto bestiale, l’avidità, per quanto lontana possa essere andata in furto e rapina, la violazione dei comandamenti di Dio, per quanta rivolta possa aver causato, tutto questo può essere perdonato e lavato via attraverso il sangue di Gesù Cristo!
In tutte le lunghe liste di peccati umani, per quanto lunghe siano, si trova solo un peccato che è imperdonabile, e che nessun peccatore commette se sente dentro di sé un desiderio di misericordia! Quel peccato se commesso una volta, rende l’anima indurita, morta e scottata e non vuole in seguito trovare la pace con Dio! Perciò ti dichiaro, o peccatore tremante, che per quanto grande possa essere la tua iniquità, qualunque sia il peccato, che si può aver commesso tra tutte le liste della colpa, per quanto lontano si possa essere andati tanto da aver superato tutte le altre creature, per quanto si possa avere distanziato i vari Paolo e Maddalena e ognuno dei colpevoli più atroci della razza nera del peccato, il sangue di Cristo è in grado di lavare via il tuo peccato!
Badate, non parlo con leggerezza dei vostri peccati, essi sono estremamente grandi! Ma parlo ancora più grandemente del sangue di Cristo! Per quantto grandi i vostri peccati fossero, il sangue di Cristo è ancora più grande! I tuoi peccati sono grandi come montagne, ma il sangue di Cristo è come il diluvio di Noè, se questo sangue prevale venti cubiti piu’ in alto, la cima delle montagne del tuo peccato sarà coperta!
Prendiamo la parola “ogni”, anche in un altro senso. Non solo per includere tutti i tipi di peccato, ma per comprendere il grande aggregato della massa della colpa. Vieni qui o peccatore, si tu con la testa grigia. Che cosa dobbiamo intendere nel tuo caso da questa parola, “ogni”? Porta qui il carico enorme dei peccati della tua giovinezza! Questi peccati sono ancora nelle tue ossa e le ginocchia vacillanti a volte testimoniano contro le iniquità della vostra giovinezza. Ma tutti questi peccati Cristo li può rimuovere!
Ora, porta qui i peccati della tua virilità, le tue trasgressioni più mature in famiglia, i tuoi fallimenti negli affari e tutti gli errori che hai commesso nei pensieri del tuo cuore. Portali tutti qui. E quindi aggiungici le iniquità della vostra età fragile e tremante. Che massa che c’è! Che massa di colpa! Mescola quella massa putrida, ma metti il dito nelle narici prima perché non se ne può sopportare la puzza se sei un uomo con una coscienza viva e vivificato. Potresti sopportare di leggere il tuo diario, se tu avessi scritto lì tutte le tue azioni? No! Anche se tu fossi il più puro degli uomini, i tuoi pensieri, se potessero essere registrati, e se ora si potesse leggerli, ti farebbero trasalire e ti chiederesti se tu sia un tale demonio da aver avuto una tale immaginazione all’interno della tua stessa anima! Ma mettili tutti qui e tutti questi peccati il ​​sangue di Cristo può lavarli via!
No, ancora di più di questi. Venite qui voi le migliaia di persone che si sono riunite questa mattina per ascoltare la Parola di Dio. Qual è l’aggregato del vostro senso di colpa? Qui siete venuti, uomini di ogni grado e classe e donne di ogni età e ordine, qual è la massa di tutte le vostre colpe messe insieme? Poteste metterle in modo che l’osservazione mortale fosse in grado di osservarla in toto, anche se fosse come una montagna con una base ampia come l’eternità e un vertice alto quasi come il trono del grande arcangelo, ricordate, il sangue di Gesù Cristo Suo Figlio purifica da ogni peccato. Lasciate che il sangue sia applicato alle nostre coscienze e tutto il nostro senso di colpa viene rimosso e gettato via per sempre tutto, non uno rimane, non una solitaria macchia rimanente, andati tutti, come i nemici di Israele tutti annegati nel Mar Rosso in modo che nessuno di loro fu lasciato! Tutta questa massa putrida spazzata via, non rimanendone altro che un ricordo! “Il sangue di Gesù Cristo purifica da ogni peccato”.
Eppure, ancora una volta, in lode di questo sangue dobbiamo notare un’altra caratteristica. Ci sono alcuni di voi qui che stanno dicendo: “Ah, quella sarà la mia speranza quando staro’ per morire, che nell’ultima ora della mia vita il sangue di Cristo porterà via i miei peccati. Ora è un mio conforto pensare che il sangue di Cristo possa lavare e purificare le trasgressioni della vita. “Ma, badate, il mio testo non dice questo! Non dice il sangue di Cristo purificherà, questo è vero, ma dice qualcosa di più grande di questo: dice, “Il sangue di Gesù Cristo suo Figlio purifica” purifica ora! Ed è possibile che un uomo possa essere perdonato, adesso? Può una prostituta avere tutti i suoi peccati cancellati dal Libro di Dio adesso? E lei può saperlo? Può il ladro, oggi, avere tutte le sue trasgressioni gettate in mare, e poterlo sapere? Posso, se io sono il capo dei peccatori, questo giorno, essere pulito da tutti i miei peccati e saperlo? Posso sapere che sto in piedi accettato davanti al Trono di Dio, una creatura santa perchè lavata di ogni peccato? Sì! Ditelo al mondo intero e oltre che il sangue di Cristo non può solo lavare prima di morire, ma può lavare ADESSO! E fate sapere, inoltre, che questo è attestato da mille testimoni qui, che alzandosi dai loro posti, potrebbero cantare,
“Oh, com’è dolce visualizzare il sangue prezioso
 versato dal mio Salvatore, sapendo con Divino certezza , 
Eche gli mi ha messo in pace con Dio!”
Cosa non dareste per avere tutti i vostri peccati cancellati adesso? Cosa non dareste via per farvi servi di Dio per sempre, se i vostri peccati possono essere lavati via adesso? Ah, allora, non dite nei vostri cuori, “Cosa devo fare per ottenere questa misericordia?” Immaginate che non vi sia alcuna difficoltà nel vostro cammino! Supponiamo che non ci sia alcuna cosa difficile da fare, quindi si può venire a Cristo per essere purificati!
O Amato, o uomo o donna che sai di essere colpevole, non c’è una barriera tra te e Cristo! Vieni, Anima, in questo momento vieni a Colui che pendeva dalla croce del Calvario! Vieni adesso e fatti purificare!
Ma cosa intendo per venire? Voglio dire questo: vieni a mettere la tua fiducia in Cristo e sarai salvato! Cosa si intende per credere in Cristo?Alcuni dicono, “credere in Cristo significa credere che Cristo è morto per me.” Questa non è una soddisfacente definizione di fede. Un arminiano crede che Cristo è morto per tutti! Egli deve, quindi, necessariamente credere che Cristo è morto per lui. Il suo credere non lo salverà pero’, perché sarà ancora un uomo non convertito e tuttavia dirà di credere. Credere in Cristo è fidarsi di lui. Il mio modo di credere in Cristo, non so come parlarne ad eccezione di come lo sento in me, è semplicemente questo: so che è scritto che «Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori.” Io credo fermamente che coloro che Egli è venuto per salvare Egli li salverà. L’unica domanda che mi chiedo è: “Posso mettermi tra quel numero che Egli ha dichiarato che Egli è venuto a salvare? Sono un peccatore? Non uno che lo dice alla buona, ma sento il rimorso profondo della mia anima più intima? Devo stare in piedi e mi sento condannato, colpevole e condannato? ” Si, so che è cosi’. Qualunque cosa non possa non sapere di me, una cosa so, io sono un peccatore–colpevole, consapevolmente colpevole e spesso miserabile a causa di quel senso di colpaBene, allora, la Scrittura dice: “Questo è un dire fedele e degno di essere pienamente accettato, che Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori”
“E quando l’occhio della fede è debole, 
abbi lo stesso fiducia in Gesù, affonda o nuota! 
Così, allo sgabello dei suoi piedi, 
piega il ginocchio e il Dio d’Israele sarà la tua pace . ”
Lasciate che metta tutta la mia fiducia nel sacrificio del sangue, che Egli ha offerto per salvarmi. Nessuna dipendenza avrò nelle mie preghiere, le mie opere, i miei sentimenti, il mio pianto, la mia predicazione, il mio pensiero, le mie letture della Bibbia, né tutto il resto! Potrei avere il desiderio di fare opere buone ma nelle mie opere buone non mettero’ nessun ombra di fiducia!
“Niente nelle mie mani porto, 
semplicemente alla tua croce mi aggrappo.”
E se in Cristo è il potere di salvare, io sono salvato! Se c’è un braccio eterno esteso da Cristo e se questo Salvatore che era appeso lì  “Dio su tutti, benedetto per sempre”, e se il suo sangue è ancora esposto davanti al Trono di Dio come sacrificio per il peccato, allora non io non posso perire perchè il Trono di Dio non puo’ rompersi e i pilastri della giustizia di Dio non possono cedere sbriciolandosi!
Ora, peccatore, che cosa devi fare questa mattina? Se ritieni che il tuo senso di colpa sia grande, gettati interamente su questo sacrificio di sangue. “Ma no,” dice uno, “Io non ho sentito abbastanza.” I tuoi sentimenti non sono Cristo! “No, ma non ho pregato abbastanza.” Le tue preghiere non sono Cristo e le tue preghiere non possono salvarti! “No, ma io non sono pentito abbastanza.” Il tuo pentimento potrebbe distruggerti, se lo metti al posto di Cristo! Tutto quello che devi fare, ripeto questa mattina, è questo: ti senti da te di essere uno perso, rovinato, peccatore colpevole? Allora semplicemente gettati sul fatto che Cristo è in grado di salvare i peccatori e riposati lì! Cosa? Dici che non è ti possibile farlo? Oh, che Dio ti renda capace! Possa Egli darti la fede, affonda o nuota, gettati su quello! “Beh, ma” tu dici, “posso farlo, io che sono un tale peccatore?” Si tu puoi e Dio non ha ancora rigettato un peccatore che cerca la salvezza da Gesù. Una cosa del genere non è mai successo, anche se il peccatore a volte ha pensato che lo fosse.
Vieni, la mollica è sotto il tavolo. Anche se non sei un cane, vieni a prenderla! Si tratta di un privilegio anche per il cane prenderla. E la misericordia che è grande per te non è che una briciola per Colui che dà liberamente, vieni a prenderla! Cristo non si rifiuta! E se tu sei il peggior peccatore che sia mai vissuto, abbi solo semplicemente fiducia su Lui e non puoi perire se Dio è Dio e se questa Bibbia è il libro della sua verità! Il Signore ora aiuti ciascuno di noi a venire di nuovo a Cristo e sia Gloria al Suo nome. Amen.

Sermone originale:http://www.spurgeon.org/sermons/0223.htm 

traduzione a cura di verovangelo.org

Lavami completamente dalla mia iniquità e purificami dal mio peccato.
Poiché riconosco i miei misfatti e il mio peccato mi sta sempre davanti.” 
(Salmo 51:2-3)
 

Consolazione proporzionale alle Sofferenze Spirituali


“Perchè come le sofferenze di Cristo abbondano in noi, così anche la nostra consolazione abbonda da parte di Cristo.” (2 Corinzi 1:5)
Cercate di riposare dalle vostre angustie oh voi figli di dolore e di pena? Questo è il luogo dove potete alleggerire il fardello, e perdere le vostre preoccupazioni.
Oh, figlio di afflizione e miseria, vuoi dimenticare per qualche tempo le tue pene e i tuoi dolori? Questa è la Bethesda, la casa della misericordia, questo è il luogo dove Dio ha a cuore di allietarti e placare le tue angosce che mai arrestano il loro corso, questo è il luogo dove i suoi figli amano ritrovarsi, perché qui trovano consolazione nel mezzo delle tribolazioni, la gioia nei loro dolori, e il conforto nelle loro afflizioni.
Perfino gli uomini mondani ammettono che c’è qualcosa di estremamente confortante nelle Sacre Scritture, e nella nostra santa religione, ho anche sentito dire di alcuni, che dopo aver pensato, con la loro logica, di aver annientato il cristianesimo, e provato che era falso, hanno riconosciuto di aver rovinato un’eccellente e confortante “delusione”, tanto da sedersi in lacrime perchè non era realtà.
Sì, amici miei, se non fosse vero, avreste ragione di piangere.
Se la Bibbia non fosse la verità di Dio, se non siamo riusciti a riunirci intorno al trono della misericordia, allora dovreste mettere le vostre mani sui fianchi e camminare come se foste in travaglio.
Se non aveste qualcosa nel mondo, accanto al motivo, accanto alle gioie fugaci della terra, se non aveste qualcosa che Dio vi ha dato, qualche speranza al di là del cielo, un rifugio che sia più che terrestre, una liberazione che sia più che terrena, allora dovreste piangere; ah! piangete, il vostro cuore e i vostri occhi, e lasciate che i vostri corpi interi marciscano in una lacrima perpetua. Si perchè chiedereste alle nuvole di riposarvi sulla testa, ai fiumi di scorrere giù tumultuosi dai vostri occhi, perchè il vostro dolore sarebbe tale da “aver bisogno di tutti rivoli d’acqua che la natura possa produrre.”
Ma, benedetto sia Dio, abbiamo consolazione, abbiamo la gioia nello Spirito Santo. Non la troviamo in nessun altro luogo. Abbiamo aperto il fuoco attraverso la terra, ma non abbiamo mai scovato alcuna pietra preziosa, abbiamo girato questo letamaio di mondo di sopra e di sotto mille volte, e mai abbiamo trovato nulla di prezioso, ma è qui, in questa Bibbia, qui nella religione di Gesù benedetto, che i figli di Dio, hanno trovato conforto e gioia, e noi possiamo veramente dire: “Come le nostre afflizioni abbondano, così le nostre consolazioni abbondano anche in Cristo.”
Ci sono quattro cose nel mio testo a cui vi invito a prestare attenzione: la prima sono le sofferenze da aspettarsi, “Le sofferenze di Cristo abbondano in noi” la seconda, degna di essere notata, sono “le sofferenze di Cristo”, la terza, è una proporzione da sperimentare, “come le sofferenze di Cristo abbondano, così le nostre consolazioni abbondano”, e la quarta, la persona che deve essere onorata, “Così la nostra consolazione abbonda in Cristo”.

I. LE SOFFERENZE DA ASPETTARSI

Il nostro santo Apostolo dice: “Le sofferenze di Cristo abbondano in noi.”
Prima di indossare l’armatura cristiana dovremmo sapere che tipo di servizio ci aspetta.
Un sergente di reclutamento fa spesso scivolare uno scellino in mano a qualche giovane ignorante, e gli dice che il Servizio per Sua Maestà è una bella cosa, che non ha nulla da fare se non camminare negli sgargianti colori del re, che non avrà nessun compito duro, anzi, che non deve fare nulla per essere un soldato, e andare dritto verso la gloria.
Ma il sergente cristiano quando arruola un soldato della croce, non lo illude così. Gesù Cristo stesso ha detto: “Mettete in conto il costo”. Egli non desiderava avere nessun discepolo che non fosse disposto ad andare fino in fondo, “per sopportare la durezza come un buon soldato”.
Qualche volta ho sentito la religione descritta in un modo che i suoi alti colori mi dispiacciono. E ‘vero che “le sue vie sono vie di piacevolezza,” ma non è vero che il cristiano non avrà mai dolori o problemi. E‘ vero che l’allegria degli occhi lucidi, e i piedi leggeri d’amore, possono passare per il mondo senza grande depressione e tribolazione, ma non è vero che il cristianesimo possa proteggere l’uomo dai guai, né deve essere così presentato.
In realtà, dovremmo parlarne in un altro modo: Soldato di Cristo, se ti arruoli, dovrai fare una dura battaglia. Non c’è nessun letto di piume che ti aspetta, non è come andare in cielo in carrozza. La strada accidentata deve essere percorsa, montagne devono essere scalate, fiumi devono essere guadati, draghi devono essere combattuti, giganti devono essere uccisi, difficoltà devono essere superate, grandi prove devono essere sostenute. Non è una strada liscia fino al cielo, credimi, perchè quelli che vi si sono recati solo per qualche passo l’hanno trovata essere una strada dura.
E’ si piacevole, la più deliziosa in tutto il mondo, ma non è facile di per sé, è piacevole per la compagnia, a causa delle promesse dolci su cui si affaccia, a causa del nostro Amato che cammina con noi attraverso i duri e spinosi ostacoli di quel vasto territorio.
Cristiano, aspettati dei guai: “Non reputare strana la fiera prova, come se qualcosa di strano ti sia capitato” perchè tu sei un figlio di Dio, il tuo Salvatore ti ha lasciato la sua eredità, “Nel mondo, avrete tribolazioni; in me, avrete la pace“. Se non avessi mai avuto dei problemi non crederei mai di essere uno della famiglia. Se non avessi mai avuto una prova non penserei di essere un erede del cielo.
Come figli di Dio non dobbiamo e non sfuggiremo alla verga. I genitori terreni possono viziare i propri figli, ma il Padre celeste non farà mai ciò con i suoi. “Colui che Egli ama lo corregge” e flagella ogni figlio che Egli si è scelto. Il suo popolo deve soffrire, quindi, aspettati questo, Cristiano, se tu sei un figlio di Dio stanne certo, aspettati questo, e quando arriva, dici: “Bene sofferenza, io ti prevedevo, tu non sei estranea, ti ho atteso continuamente.”
Non si può neanche spiegare quanto questo alleggerirà le tue prove, se te le aspetti prima, con rassegnazione. In effetti, meravigliati solo se si riesce a passare una giornata facile. Se si rimane una settimana senza persecuzione, pensala come una cosa notevole, e se mai trascorresse un mese, senza un sospiro dal profondo del cuore, penso che questo sia il miracolo dei miracoli.
Ma quando il problema arriva, diremo: “Ah questo è quello che attendevo; È marcato sulla mappa del cielo, la pietra miliare è messa giù, navigherò con fiducia per mezzo di essa, il mio Maestro non mi ha ingannato”.
 
“Perché dovrei lamentarmi di bisogno o disagio
 tentazione o dolore? Egli mi ha detto di non aspettarmi niente di meno.”
 
Ma perché il cristiano deve aspettarsi guai? Perché deve aspettarsi che le sofferenze di Cristo abbondino in lui? Stai qui un momento, ​​fratello mio, e ti mostrerò quattro motivi perché tu debba sopportare la prova.
In primo luogo guarda in alto, poi guarda verso il basso, poi guarda intorno a te, e poi guarda dentro di te, e vedrai quattro ragioni per cui le sofferenze di Cristo dovrebbero abbondare in te.
Guarda verso l’alto. Vedi tu il tuo Padre celeste, un essere puro e santo, immacolato, giusto, perfetto? Sai tu che un giorno dovrai essere come lui? Credi tu che facilmente riuscirai a diventare conforme alla sua immagine? Non richiederai forse molto lavoro di fornace, molta macinatura nel mulino dei guai, molti colpi di pestello nel mortaio dell’afflizione, molta rottura sotto le ruote dell’agonia? Credi che sarà una cosa facile per il tuo cuore diventare puro come Dio? Credi tu che puoi così presto sbarazzarti delle tue corruzioni, e diventare perfetto come il Padre tuo che è nei cieli è perfetto?
Solleva il tuo sguardo di nuovo, riesci a discernere gli spiriti luminosi vestiti di bianco, più puri dell’ alabastro, più casti, più equi del marmo pario? Ecco mentre stanno nella gloria. Chiedete loro da dove è provenuta la loro vittoria. Alcuni di loro vi diranno che nuotarono attraverso mari di sangue. Ecco le cicatrici d’onore sulle loro fronti, vedi, alcuni di loro alzano le mani e ti dicono che una volta furono consumati nel fuoco, mentre altri furono uccisi con la spada, fatti a pezzi da bestie selvatiche; erano poveri afflitti, tormentati.
O voi nobile esercito di martiri, voi gloriose schiere del Dio vivente. Voi avete dovuto nuotare attraverso mari di sangue, e io dovrei sperare di andare in cielo avvolto in pellicce di ermellino? Voi avete sopportato le sofferenze, e io dovrei essere coccolato con i lussi di questo mondo? Voi avete lottato per poi regnare, e io dovrei regnare senza una battaglia? Oh, no. Con l’aiuto di Dio mi aspetto che come avete sofferto così anch’io dovrò, e come attraverso molte tribolazioni siete entrati nel regno dei cieli, così sarà per me.
Avanti, Cristiano, volgi gli occhi verso il basso. Sai tu che nemici hai sotto i tuoi piedi? Ci sono l’inferno ei suoi leoni contro di te. Tu una volta eri un servo di Satana e nessun re perde volentieri  i suoi sudditi. Credi tu che Satana sia contento per te? Tu hai cambiato la tua patria. Una volta eri un ligio servo di Apollyon, ma ora sei diventato un buon soldato di Gesù Cristo, e credi che il diavolo si rallegri di te? Ti dico no.
Se tu avessi visto Satana al momento in cui sei stato convertito, avresti veduto una scena meravigliosa. Non appena hai dato il tuo cuore a Cristo, Satana ha aperto le sue ali di pipistrello ed è volato giù all’inferno, e chiamando tutti i suoi consiglieri, ha detto: “Figli della fossa, veri eredi delle tenebre; voi che prima eravate vestiti in luce, ma che cadeste insieme a me dall’alta gloria, un altro dei miei servi mi ha abbandonato, ho perso un altro della mia famiglia; se ne è andato dalla parte del Signore degli eserciti. Oh voi, miei compari, voi miei compagni di lavoro dei poteri delle tenebre, non lasciate nulla di intentato per distruggerlo. Vi dico scaraventate tutti i più feroci dardi contro di lui. tormentatelo, fate abbaiare i cani infernali contro di lui, fate che i demoni lo assedino; non dategli tregua, molestatelo a morte, lasciate che i fumi del nostro lago corrotto e ardente salgano alle sue narici, lo perseguitino, l’uomo è un traditore; Non dategli pace, dato che non posso averlo qui per legarlo in catene di diamante, dal momento che non posso averlo qui per tormentarlo e affliggerlo, finché potete, fino alla morte, vi incarico di urlare contro di lui, fino a che non attraversi il guado, di affliggerlo, contristarlo, tormentarlo, perché il disgraziato si è rivoltato contro me, ed è diventato un servo del Signore “.
Tale può essere stata la scena dell’inferno, proprio quel giorno in cui tu hai amato il Signore. E tu pensi che Satana ti odi di meno ora? Ah! no. Lui sarà sempre per te il tuo nemico “come un leone ruggente, cercando chi possa divorare”. Aspettati quindi guai, Cristiano, quando guardi sotto di te.
Poi, uomo di Dio, guarda intorno a te. Non dormire. Apri i tuoi occhi, guarda attorno a te. Dove sei? È forse un amico quell’uomo che ti sta vicino? No, tu sei in un paese nemico. Questo è un mondo malvagio. Metà delle persone, suppongo, professano di essere irreligiosi, e coloro che professano di essere pii, spesso non lo sono. “Maledetto sia colui che confida nell’uomo e fa della carne il suo braccio.”-Benedetto colui che confida nel Signore, e la cui fiducia è l’Eterno“.
Riguardo poi “gli uomini di basso grado, essi sono vanità”; la voce della folla non vale la pena averla e riguardo “gli uomini di alto grado, essi sono una menzogna”, che è peggio ancora; il mondo non deve essere considerato attendibile, non si deve farvi affidamento. I veri cristiani hanno messo sotto i loro piedi.. ”tutto ciò che la terra chiama bene o cose grandi”.
Guarda intorno a te fratello mio, vedrai alcuni cuori buoni, forti e valorosi, vedrai alcune anime vere, sincere e oneste, vedrai alcuni fedeli amanti di Cristo, ma ti dico O figlio della luce, che, per ogni uomo sincero, ne incontrerai venti ipocriti; dove troverai uno che ti condurrà al cielo, troverai qualcuno che ti spingerebbe all’inferno.
Tu sei in una terra di nemici, non di amici, non credere che il mondo sia per la maggior parte buono. Molte persone si sono bruciate le dita prendendo possesso di esso. Molti sono rimasti feriti mettendo la mano in una tana di serpenti a sonagli, il mondo; …pensando che le tinte abbaglianti del serpente addormentato fossero rassicurazione di non ricevere alcun danno…, o Cristiano il mondo non è tuo amico. Se lo è, allora non sei amico di Dio!, perché chi è amico del mondo è nemico di Dio, e chi è disprezzato dagli uomini, è spesso amato da Dio. Tu sei in un paese nemico, o uomo: dunque, aspettati guai.
Aspettati che l’uomo che “mangia il tuo pane alzerà il suo calcagno contro di te”, aspettati che tu diventi uno straniero per coloro che ti amano, sii certo che, poiché tu sei nella terra del nemico, troverai nemici ovunque.
Quando dormi, pensa che dormi sul campo di battaglia; quando cammini aspettati un agguato! ad ogni siepe, Oh fa attenzione, fa attenzione: questo non è un mondo buono perchè tu debba chiudere gli occhi. Guarda intorno a te, o uomo, e quando sei sulla torre di guardia, conta pure i guai che sicuramente verranno.
Ma poi, guarda dentro di te. C’è un piccolo mondo qui dentro, che è più che sufficiente per darci problemi. Un romano disse una volta che avrebbe voluto avere una finestra sul suo cuore, affinchè tutte le persone potessero vedere che cosa stava succedendo lì. Sono molto contento di non averla, se l’avessi la terrei chiusa il più serratamente possibile. Starei ben attento ad avere tutte le persiane calate.
La maggior parte di noi avrebbe grande bisogno di persiane, se avessimo una finestra. Tuttavia, per un momento, sbircia nella finestra del tuo cuore, per osservare quello che c’è. Il peccato è lì, il peccato originale e la corruzione, e per di più, il proprio ego è ancora dentro. Ah! se tu non avessi il diavolo per tentarti, tu ti tenteresti da solo, se non ci fossero nemici a combattere contro di te, tu saresti il tuo peggior nemico, se non ci fosse il mondo, di sé il tuo sarebbe già abbastanza, perché “il cuore è ingannevole sopra ogni cosa, e insanabilmente maligno“.
Guarda dentro di te, credente, sappi che tu sopporti un cancro nelle tue stesse viscere; che tu porti dentro di te una bomba, pronta ad esplodere alla minima scintilla della tentazione, sappi che hai dentro il tuo cuore una cosa maligna, una vipera raggomitolata, pronta a morderti e condurti nei guai, e nel dolore e in una miseria indicibile.
Fa attenzione al tuo cuore, Cristiano, e quando avrai un dolore, una difficoltà, una preoccupazione, guardati dentro e dì: “In verità, posso anche sopportare questa pena, considerando il cuore malvagio e incredulo che mi porto in giro”
Ora riesci a capire, fratello Cristiano? Non c’è speranza di sfuggire dai guai, essi sono lì. Cosa dovremmo fare allora? Non vi è alcuna possibilità per noi. Dobbiamo sopportare la sofferenza e l’afflizione, pertanto, dobbiamo sopportarlo allegramente.
Alcuni di noi sono gli ufficiali del reggimento di Dio, e siamo il bersaglio di tutti i fucilieri del nemico. In piedi in avanti, dobbiamo sopportare tutti i colpi. Che misericordia il fatto che nessuno degli ufficiali di Dio cada mai in battaglia! Dio li sostiene sempre. Quando le frecce volano veloci, lo scudo della fede le copre tutte, e quando il nemico è più infuriato, Dio è più contento. Quindi, per quanto ci importi, il mondo può andare avanti, il diavolo può insultare, la carne può infiammare; “Perché noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati”. Pertanto, ogni onore sarà a Dio solo. Aspettatevi sofferenza, questo è il nostro primo punto.

II. LE NOSTRE SOFFERENZE SONO QUELLE DI CRISTO

Ora, in secondo luogo, vi è una distinzione da notare. Le nostre sofferenze sono dette essere le sofferenze di Cristo. Ora, la sofferenza in sé non è una prova del cristianesimo. Ci sono molte persone che hanno prove e difficoltà ma che non sono figli di Dio. Ho sentito alcune persone povere venirmi a dire piangenti: “So di essere un figlio di Dio, perché sono in debito, perché sono nella miseria, perché sono nei guai.” Davvero? Conosco un gran numero di furfanti nella stessa condizione, e non credo che tu sia figlio di Dio perché ti capita di essere in misere circostanze.
Ci sono abbondanza di persone che sono in difficoltà e a disagio, che non sono figli di Dio. Non è il destino peculiare della famiglia di Dio, e se, come motivo della mia speranza di cristiano, non avessi altro che le mie esperienze dolorose, avrei un fondamento davvero scarso.
Ma c’è una distinzione da essere notata. Sono queste sofferenze i patimenti di Cristo, o non lo sono? Un uomo è disonesto, e viene messo in galera per questo, un uomo è un vigliacco ed è lo zimbello di altri uomini per questo, un uomo non è sincero, e, di conseguenza, le persone lo evitano. Tuttavia, egli dice di essere perseguitato. Perseguitato! Niente affatto, gli sta bene! Se lo merita. Ma queste persone si consolano con il pensiero, di essere parte del “caro popolo di Dio”, perché gli altri li evitano, quando si dà il caso che invece se lo meritano. Essi non vivono come dovrebbero, quindi la punizione del mondo è il loro deserto.
Badate, carissimi, che le vostre sofferenze siano vere sofferenze di Cristo, siate sicuri che esse non siano solo le vostre sofferenze, perché se lo sono, non si otterrà nessun sollievo. E ‘solo quando sono le sofferenze di Gesù che noi possiamo ricevere conforto.
“Beh,” tu dici: “Cosa si intende con le nostre sofferenze sono le sofferenze di Cristo?”.
La parola “Cristo” nella Bibbia significa a volte tutta la Chiesa con Cristo, come in 1 Corinzi 12:12, e molti altri brani che non riesco a ricordare proprio ora, ma voi potete portare alla mente un versetto in cui si dice: “Io completo le sofferenze di Cristo, per il suo corpo, che è la Chiesa.” Ora, come Cristo, il capo della Chiesa, ha avuto una certa quantità di sofferenza da sopportare, ugualmente il corpo deve anche avere un certo peso da portare.
Le nostre afflizioni sono le sofferenze del corpo mistico di Cristo, le sofferenze del corpo di Cristo, le sofferenze della Chiesa di Cristo, perché si sa che se un uomo fosse talmente alto da avere la testa in cielo ed i piedi in fondo al mare, sarebbe ancora lo stesso corpo, e la testa sentirebbe le sofferenze dei piedi. Così, anche se il mio Capo è in cielo, e io sono sulla terra, i miei dolori sono i dolori di Cristo, le mie prove sono le prove di Cristo, Egli soffre le mie afflizioni.
 
“Sento nel mio cuore tutti i tuoi sospiri e i tuoi gemiti,
Poiché tu sei vicino a me, alla mia carne e alle mie ossa;
In tutte le tue angosce, il tuo capo sente il dolore,
Eppure, di ognuna di esse c’è necessità, neanche una è invano.”
 
Le prove di un vero cristiano sono tanto le sofferenze di Cristo, quanto le sofferenze del Calvario.
Eppure voi dite: “Vogliamo capire se i nostri guai sono le prove di Cristo”. Beh, sono le prove di Cristo, se si soffre per amore di Cristo. Se siete chiamati a sopportare la durezza per amore della verità, allora queste sono le sofferenze di Cristo. Se si soffre per sè stessi, può essere una punizione per i peccati, ma se dovete sopportare per amore di Cristo, allora sono le prove di Cristo.
”Ma”, dicono alcuni, “c’è qualche persecuzione oggi giorno? Forse che i Cristiani devono soffrire per amore di Cristo adesso?” Soffrire, signori! Sì.
Potevo spiegare un fatto avvenuto questa mattina, se volevo, di fanatismo insopportabile, di persecuzione quasi maligna come quella ai tempi di Bloody Mary (n.d.r. Maria la sanguinaria, regina cattolica inglese che perseguito’ fino al rogo i cristiani); la differenza è solo che i nostri nemici non hanno il potere e la legge dalla loro parte oggi.
Potrei dirvi di alcuni che, solo perchè scelgono di venire ad ascoltare questo giovane uomo disprezzato, questo tizio che inveisce, devono essere considerati come rifiuto da tutti. Molte persone che vengono da me, devono condurre una vita misera e infelice, semplicemente perché dalle mie labbra hanno ascoltato la parola della verità. Eppure, nonostante tutto, ascoltano.
Ne sono certo, a molti di coloro che sono qui davanti a me gli occhi si aprirebbero in lacrime, se dovessi raccontare la loro storia, alcuni che privatamente mi mandano a dire di come devono soffrire per amore di Cristo, perché scelgono di ascoltare il predicatore che gradiscono. Non è il momento che gli uomini scelgano secondo cio’ che desiderano? Se non mi interessa fare come gli altri ministri, non ho forse il diritto di predicare, come mi pare e piace? Se non ce l’ho, lo farò lo stesso, ecco tutto.
E non hanno gli altri il ​​diritto di ascoltarmi, se vogliono, senza chiedere ai signori e ai governatori di oggi, se io sia davvero clericale o meno. Libertà! libertà! Lasciate che le persone facciano ciò che vogliono. Ma la libertà, dove si trova? Tu dirai in Gran Bretagna. Si forse, in una misura, ma non completamente. Tuttavia, mi rallegro che ci sono alcuni che dicono: “Beh, la mia anima ne è contenta: e lascia che gli uomini dicano ciò che vogliono, mi aggrapperò saldamente e con risolutezza alla verità, e al luogo in cui sento la parola per l’edificazione della mia anima.”
Quindi, cari cuori, andate avanti, andate avanti, e se soffrite per amore di Cristo, queste sono le sofferenze di Cristo. Se siete venuti qui semplicemente perché avete da guadagnarvi qualcosa per interesse, allora le vostre sofferenze sarebbero solo vostre, ma poiché non vi è nulla da guadagnare, se non il profitto delle nostre anime, continuate e tenete duro, e qualunque cosa si dica, la vostra persecuzione non vi procurerà altro che una corona luminosa nella gloria.
Ah! Cristiani, questo ci nobilita. Fratelli miei, questo ci rende orgogliosi e felici di pensare che le nostre prove sono le prove di Gesù. Oh! Penso a quale onore abbia avuto il vecchio soldato, che stava col Duca di ferro nelle sue battaglie, dicendo: “Noi combattiamo con il buon vecchio duca, che ha vinto tante battaglie: e quando vince, parte dell’onore sarà nostro.”
Cristiano, tu combatti fianco a fianco con Gesù. Cristo è con te, ogni colpo è un colpo mirato a Cristo, ogni calunnia è una calunnia rivolta a Cristo, la battaglia è del Signore, il trionfo è del Signore, quindi ancora alla vittoria !
Mi ricordo la storia di un grande comandante, il quale, dopo aver vinto molte vittorie gloriose, condusse le sue truppe in una gola, e una volta lì, un grande corpo del nemico lo circondava. Sapeva che la battaglia era inevitabile il mattino dopo, quindi andava in giro per tutte le tende, ad ascoltare in quali condizioni i suoi soldati erano, se scoraggiati o meno. Egli venne ad una tenda, e mentre ascoltava, udì un uomo dire: “Ecco lì c’è il nostro generale, è molto coraggioso, ma non è stato molto saggio, questa volta, ci ha condotto in un luogo in cui siamo sicuri di essere battuti , c’è tanta cavalleria nemica, tanta fanteria“ e poi quell’uomo contò tutte le truppe dalla loro parte e ne valutò il numero. Allora il comandante, dopo aver sentito il racconto, delicatamente scostò da una parte la tenda, e disse: “Quanti ne hai contati per me da solo? Si, hai contato la fanteria e la cavalleria, ma quanto valuti me, il tuo valoroso capitano, che ha vinto tante vittorie?“.
Ora, Cristiano, dico, quanto valuti uno? Egli non è uno, né mille: egli è il “capo dei diecimila.” Ma è più di questo. Oh! metti in conto una cifra alta, e quando avrai contato gli aiuti e gli ausiliari, adesso conta Cristo, per tutti in tutto, perché in lui la vittoria è certa: il trionfo è sicuro.

III. UNA PROPORZIONE da essere sperimentata

Come le sofferenze di Cristo abbondano in noi così anche le consolazioni di Cristo abbondano. Ecco una proporzione benedetta. Dio mantiene sempre un paio di piatti della bilancia, da questa parte mette le prove del suo popolo e dall’altra mette le loro consolazioni. Quando il piatto della sofferenza è quasi vuoto, troverete sempre il piatto di consolazione nella stessa condizione, e quando il piatto è pieno di prove, si trova il piatto di consolazione altrettanto pesante, perchè le sofferenze di Cristo abbondano in noi, e quindi anche la consolazione abbonda da parte di Cristo.
Si tratta di una questione di pura esperienza. Alcuni di voi non sanno nulla al riguardo. Voi non siete cristiani, non siete nati di nuovo, non vi siete convertiti, non siete rigenerati, e, quindi, non avete mai capito questa proporzione ideale tra le sofferenze e le consolazioni di un figlio di Dio. Oh! è un mistero che, quando le nuvole nere si radunino di piu’, la luce dentro di noi è sempre più brillante. Quando la notte si abbassa e la tempesta sta arrivando, il capitano celeste è sempre più vicino al suo equipaggio.
Si tratta di una cosa benedetta, quando i piu’ sono abbattuti, è allora che siamo più sollevati dalle consolazioni di Cristo. Lascia che ti mostri come cio’ sia possibile.
La prima ragione è, perché le prove fanno più spazio per la consolazione. Non c’è nulla che faccia avere ad un uomo un cuore grande come una grande prova. Ho sempre trovato che i miserabili, i cui cuori sono circa le dimensioni di un granello di senape, non hanno mai avuto delle serie prove. Ho scoperto che le persone che non hanno alcuna simpatia per i loro simili, che non hanno mai pianto per i dolori degli altri, molto raramente hanno avuto dei guai propri. Grandi cuori possono essere creati solo da grandi problemi. La vanga dei problemi scava nel serbatoio del conforto più profondo, e fa più spazio per la consolazione. Dio viene nel nostro cuore lo trova pieno e comincia a rompere le nostre comodità per renderlo vuoto, cosicchè vi è più spazio per la grazia.
Più un uomo è in uno stato umiliato, più conforto egli avrà sempre. Mi ricordo che una volta camminai insieme ad un contadino, che seppur tale era profondamente istruito, e davvero degli aratori potrebbero essere dei grandi predicatori meglio di molti gentiluomini del college, e lui mi disse: “Conta su questo mio caro fratello, se tu o io siamo un solo centimetro più alti del suolo, allora siamo già un centimetro troppo in alto”.Credo che sia vero, più in basso ci si trova, il più vicino a terra siamo, più i nostri problemi ci umiliano, più adatti diveniamo a ricevere conforto e Dio ci dà sempre conforto quando siamo più adatti per questo. Questo è il motivo per cui le consolazioni incrementano in proporzione alle nostre prove.
Poi di nuovo, I problemi esercitano le nostre grazie, e l’esercizio delle nostre grazie tende a renderci più confortati e felici. Quando le piogge cadono di più, c’è l’erba più verde.
Suppongo che le nebbie d’Irlanda la rendano “l’Isola di Smeraldo,” e ovunque si trovino nebbie e grandi problemi, nebbie di dolore, si trova sempre il cuore verde smeraldo: pieno di erba verdeggiante di conforto e dell’amore di Dio.
O cristiano, non dire: “Dove sono andate le rondini, ecco sono morte”. Esse non sono morte, hanno sfiorato il mare purpureo, e sono andate in una terra lontana, ma saranno di nuovo di ritorno. Figlio di Dio, non dire che i fiori sono morti, non dire che l’inverno li ha uccisi, e se ne sono andati. Ah! no, se l’inverno li ha rivestiti con l’ermellino della sua neve, farranno di nuovo capolino con le loro teste, e saranno vivi molto presto. Non dire, figlio di Dio, che il sole si spegne, perché la nube l’ha nascosto. Ah! no, è là dietro, che prepara l’estate per te, perché quando esce di nuovo, avrà fatto le nuvole idonee a far cadere le docce d’aprile, che fanno fiorire i dolci fiori di maggio. E oh! soprattutto, quando il tuo Dio nasconde il suo volto, non dire, che ti ha dimenticato.
Egli ha solo indugiato un po‘ affinchè tu possa amarLo meglio e quando Egli viene, avrai la gioia nel Signore, e sarai esultante di gioia indicibile.Nell’attesa, esercita la grazia, in attesa, cerca la fede, quindi, attendi nella speranza, perché sebbene la promessa si oscuri, non può mai tardare ad arrivare.
Un altro motivo per cui spesso siamo consolati nei nostri problemi è che in quel momento abbiamo il rapporto più vicino a Dio. Parlo dal cuore e dalla conoscenza della mia esperienza. Non abbiamo mai tali rapporti stretti con Dio come quando siamo nella tribolazione. Quando la stalla è piena, l’uomo può vivere senza Dio, quando la borsa è piena d’oro, in qualche modo può fare a meno di tante preghiere. Ma una volta che si perdono le sicurezze, tu desideri il tuo Dio, una volta mondata la casa dagli idoli, allora onorerete Jhavhé.
Alcuni di voi non pregano la metà di quanto dovrebbero. Se siete figli di Dio, riceverete la frusta, e quando riceverete la frusta, correrete da vostro Padre. Si tratta di una bella giornata, e il bambino cammina, davanti a suo padre, ma vi è un leone in mezzo alla strada, il bambino arriva e prende la mano di suo padre. Ecco che prima correva un mezzo miglio davanti a lui quando tutto andava bene, ma alla vista del leone, grida “Padre, Padre!” e gli sta il più vicino possibile.
E‘ così anche con il cristiano. Se tutto va bene, dimentica Dio. Israele si è​ ​ingrassato, e ha cominciato a recalcitrare contro Dio, ma se gli porti via le sue speranze, se fai saltare le sue gioie, se permetti che il figlio giaccia nella bara, che le sue colture siano distrutte, che la mandria sparisca dalla stalla, che il marito dalle ampie spalle finisca nella tomba, che  i figli siano orfani, allora è che Dio è Dio davvero.
Oh, spogliami nudo, prendi da me tutto quello che ho, fammi povero, mendicante, senza un soldo, impotente: frantuma la mia cisterna; schiaccia la mia speranza, spegni le stelle, fa sparire il sole, avvolgi la luna nel buio, e ponimi tutto solo nello spazio, senza un amico, senza un aiuto, allora, “Dal profondo io grido a te, o Dio!”. Non vi è alcun grido tanto forte come quello che proviene dal fondo della montagna, preghiera più calorosa di quella che viene dal profondo dell’anima, attraverso prove profonde e afflizioni.
Quindi le prove ci portano a Dio, e noi siamo felici, perché questo è il modo per essere felici, di vivere vicini a Dio. Così che, mentre i problemi abbondano, essi ci guidano a Dio, e le nostre consolazioni abbondano.
Alcune persone chiamano pesi i guai. In verità una nave che ha vele di grandi dimensioni e un buon vento, ha bisogno di zavorra. I guai sono la zavorra di un credente. Gli occhi sono le pompe che recuperano l’acqua di sentina della sua anima, e gli impediscono di affondare. Ma se le prove sono pesi vi dirò un lieto segreto: come farsi sollevare da un peso. Se ho un peso incatenato a me, esso mi tiene giù, ma se mi dai carrucole e pulegge, posso fare in modo che mi tiri su. Sì, c’è un modo con cui un peso ti puo’ sollevare verso il cielo.
Ah signori una volta chiesi a un amico, che aveva un bellissimo cavallo che si nutriva al pascolo con uno zoccolo di ferro sulla zampa, “Perché appesantire un animale così nobile?” “Signore” disse, “Preferisco averlo appesantito che perderlo. Si è messo a saltare le siepi”
Questo è il motivo per cui Dio appesantisce i Suoi. Egli preferisce appesantirli piuttosto che perderli, perché se non li appesantisse, salterebbero la siepe e se ne andrebbero. Hanno bisogno di una pastoia e per impedire il loro randagismo, Dio li lega con afflizioni, per tenerli vicino a Lui, alla loro conservazione, ed averli in Sua presenza. E’ una benedizione che i nostri problemi abbondino, cosi’ abbondano anche le nostre consolazioni.

IV. C’E ‘UNA PERSONA DA ONORARE

Ora possiamo chiudere con il nostro ultimo punto, e che lo Spirito Santo ancora una volta mi dia forza dire una parola o due per voi. E‘ un dato di fatto che i cristiani possono gioire nella profonda angoscia, è una verità: metteteli in prigione, ancora canteranno e come molti altri volatili, cantano meglio nelle loro gabbie. E‘ vero, quando le onde si rovesciano su di loro, la loro anima non affonda. E‘ vero, hanno una spinta che mantiene sempre la loro testa sopra l’acqua, e li aiuta a cantare nel buio, nella notte buia, “Dio è ancora con me”. Ma a chi daremo l’onore? A chi deve essere data la gloria? Oh! a Gesù, a Gesù, perché il testo dice che tutto viene da Gesù.
Non è perché sono un cristiano che provo gioia nel mio problema, non necessariamente è così, non è sempre che i problemi portino consolazioni, ma è Cristo che viene a me. Sono malato nella mia camera; Cristo viene su per le scale, si siede vicino al mio letto, Egli mi amministra dolci parole. Sto morendo, le gelide acque fredde del Giordano hanno toccato il mio piede, sento il mio sangue ristagnare e congelare. Devo morire, Cristo mi prende tra le braccia, e dice: “Non temere, caro, morire è essere benedetti, le acque della morte hanno la loro sorgente in cielo, non sono amare, sono dolci come il nettare, perchè esse discendono dal trono di Dio“. Guado il torrente, i flutti si riuniscono intorno a me, sento che il mio cuore e la mia carne vengono meno, ma c’è la stessa voce al mio orecchio: “Non temere, io sono con te non aver paura, io sono il tuo Dio”. Ah! Ah!
Ora, io vengo ai confini dell’ignoto infinito, quel paese “da cui nessun viaggiatore ritorna” sono quasi spaventato di entrare nel regno delle ombre, ma una voce dolce dice: “Io sarò con te dovunque tu vada; se tu dovessi fare il tuo letto in Ades io sarò con te“ e ancora vado avanti, contento di morire, perché Gesù mi allieta, egli è la mia consolazione e la mia speranza. Ah! voi che non conoscete quel nome ineguagliabile, Gesù, voi avete perso la nota più dolce che mai che può dare melodia. Ah! voi che non siete mai stati incantati dal prezioso sonetto contenuto in quell’unica parola Gesù, voi che non sapete che vuol dire Jesu, I-ES-U, (“Io ti allevio”); avete perso la gioia e il conforto della vostra vita, e dovrete vivere miseri e infelici. Ma il cristiano può rallegrarsi, dal momento che Cristo non lo abbandonerà, mai lo lascerà, sarà con lui.
Una parola o due prima di concludere: primo, ho una parola per voi che vi aspettate problemi, e sono molto triste perché voi ve li andate a cercare. Prendete i consigli della gente comune, e “non attraversate mai un ponte, prima di esserci arrivati.” Seguite il mio consiglio: non portate i vostri problemi più vicini di quanto lo siano, perché già è sicuro che presto saranno su di voi.
So che molte persone si preoccupano per le loro prove prima che vengano. Che bene se ne ha sulla terra? Se mi mostrate alcun beneficio in cio’ vi dirò fate pure, ma a me sembra già abbastanza che il Padre bacchetti il figlio senza che il figlio stesso si castighi da solo. Perché dovresti farlo? Tu, che hai paura dei guai, perché dovrebbe essere così? La prova non potrà mai vincere su di te e se viene, la forza arriverà con essa. Pertanto, a te, uomo, che siedi gemendo, a causa di presentimenti.
 
“La religione non è mai stato progettata 
per diminuire i nostri piaceri”
 
Fatti forza! Su!Su! Perché sei seduto congelato a morte? Quando i guai verranno, allora combatti, con cuore virile e forte, immergiti nella corrente, vestito come sei, e nuotaci attraverso, ma oh! non avere paura prima che arrivino.
Poi Cristiano che sei nei guai, ho una parola da dirti. Dunque, fratello mio, tu sei nei guai, sei caduto nelle onde di afflizione. Non è cosa strana, vero fratello? Ci sei passato molte volte prima. “Ah”, ma dici tu “questo è il peggiore che abbia mai avuto. Sono venuto qui questa mattina con una macina da mulino al collo, ho una miniera di piombo nel mio cuore. Sono infelice, sono infelice, sono estremamente abbattuto“.
Bene, ma fratello, come i tuoi problemi abbondano, così sarà la tua consolazione. Fratello, tu hai appeso la tua arpa sui salici? Sono contento che non hai spezzato l’arpa del tutto. Meglio, appenderla ai salici piuttosto che romperla; fa’ attenzione a non romperla. Invece di essere angosciato per il tuo problema, gioisci in esso, tu puoi onorare Dio, tu glorificherai Cristo, tu porterai peccatori a Gesù, se canterai nelle profonde difficoltà, la gente dirà: “Deve esserci qualcosa nella religione, dopo tutto, altrimenti l’uomo non sarebbe così felice”.
Poi una parola per voi, che siete quasi disperati. Vorrei allungare le braccia, se potessi, questa mattina, perché credo che un predicatore dovrebbe essere un Briareo, con mille mani per andare a prendere i suoi ascoltatori ad uno ad uno, e parlare con loro. C’è un uomo qui che è abbastanza disperato, ha quasi persa ogni speranza. Fratello, ti devo dire cosa fare? Tu sei caduto dal ponte principale, sei nel mare, le onde ti circondano, non sembri avere alcuna speranza; ti arrampichi sugli specchi, cosa farai adesso? Fare? perché? Giaci sul mare dei guai, e galleggia su di esso, stai li’, e sappi che Dio è Dio, e tu non perirai mai. Tutto il tuo scalciare e dimenarti ti farà sprofondare, ma sta fermo, ecco per la nave di salvataggio arriva; Cristo sta venendo in tuo soccorso, presto ti libererà e ti tirerà fuori da tutte le tue perplessità.
Infine, alcuni di voi non hanno affatto alcun interesse in questo sermone. Non cerco mai di ingannare i miei ascoltatori facendo loro credere che tutto quello che dico appartiene a tutti voi che mi ascoltate. Ci sono diversi caratteri nella parola di Dio, ma il vostro è quello di indagare nei vostri cuori oggi stesso, e vedere se siete il popolo di Dio, o no. Come vive il Signore, davanti al quale io sto, ci sono due classi qui. Non c’è distinzione aristocratica e democratica, ai miei occhi, e agli occhi di Dio ogni uomo è uguale.
Noi siamo fatti di sola carne e sangue, non abbiamo signori di porcellana e poveri di terracotta, siamo tutti fatti della stessa pasta. Vi è una differenza, e solo una. O voi siete figli di Dio, o figli del diavolo, o siete rinati di nuovo, o morti nelle trasgressioni e nei peccati.
Spetta a voi fare risuonare la domanda nelle vostre orecchie: “Dove mi colloco? sotto il nero tiranno, con la sua spada di fuoco, come mio ​​re, oppure davvero possiedo  Gesù come mia forza, mio scudo, mio ​​Salvatore?” Io non vi costringo a rispondere, io non dirò niente su cio’. Solo rispondete voi, lasciate che i vostri cuori parlino, lasciate che le vostre anime parlino.
Tutto quello che posso fare è di proporre la domanda. Dio la applichi alle vostre anime! Lo imploro di farvelo capire! e che la freccia giunga a voi presto!
 
“E Gesù mio! Sono ora disposto,
ad affrontare quello che ho ritenuto più arduo;
Sì, lasciate che i venti soffino di guai,
E che le comodità si sciolgano come la neve,


Nessun albero infruttuoso, nessuna coltura persa,
Possono ostacolare le mie speranze eterne;
Sebbene la creatura cambi, il Signore è lo stesso;
Allora lasciate che trionfi nel Suo nome.
 
 
traduzione a cura di verovangelo.org
 
 
 
Perciò io mi diletto nelle debolezze, nelle ingiurie, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle avversità per amore di Cristo, perché quando io sono debole, allora sono forte.
(2 Corinzi 12:10)
 

La regola d’oro degli ipocriti: non giudicate!



Gesù prima comanda di giudicare secondo giustizia e poi dice: “Non giudicate”. Forse che il Signore a questo riguardo si contraddice? Oppure la Bibbia, sul giudicare, ha da dire molto di più che di solito molti si rendano conto? 
Più volte Gesù insegna a giudicare rettamente, insistendo: “Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate secondo giustizia”(Gv. 7:24). Egli, poi, una volta, loda un uomo dicendogli: “Hai giudicato rettamente” (Lu. 7:43). L’apostolo Paolo svergogna i cristiani di Corinto dicendo loro: “Non sapete che i santi giudicheranno il mondo? Se dunque il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicare delle cose minime?” (1 Co. 6:2). Egli scrive pure: “L’uomo spirituale, invece, giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da nessuno. Infatti «chi ha conosciuto la mente del Signore da poterlo istruire?» Ora noi abbiamo la mente di Cristo” (1 Co. 2:15,16).

Da dove mai è venuta fuori oggi l’idea che noi non dovremmo mai giudicare gli altri? Forse che i molestatori di bambini dovrebbero sfuggire alla giusta loro condanna? Dovrebbe forse la società astenersi dal giudicare coloro che sono stati arrestati per omicidio? E perché bisognerebbe giudicare chi ha giudicato?

Prendendo a prestito i personaggi di C. S. Lewis, immaginate questo dialogo fra un giovane demone di nome Malacoda ed il suo malvagio zioBerlicche. Questa diabolica conversazione potrebbe essere avvenuta un secolo fa.

Malacoda: I credenti hanno così tante armi a loro disposizione! E’ difficile neutralizzarle. Ci vuole gran fatica anche solo per rallentare l’opera di un singolo cristiano.
Berlicche: Vedi, il tuo approccio a tu per tu è inefficente. Questa è l’epoca della pubblicità e del marketing di massa. Se tu riesci a neutralizzare in un solo colpo l’intero gruppo, avrai realizzato qualcosa.
Malacoda: Sfortunatamente non sono molto produttivo. Nel tempo che ci vuole per frustrare un credente, io potrei tentare una dozzina di pagani.
Berlicche: Non perderti di coraggio, Berlicche. Stiamo studiando proprio ora un piano per bloccare l’intera Chiesa con un solo colpo.
Malacoda: Non credo proprio che sia possibile. Vedo bene come i cristiani mettono in guardia la gente dalla possibilità di finire all’inferno. Tutto quello che posso fare è distrarne uno per breve tempo.
Berlicche: Abbiamo pensato di avvalerci delle parole stesse del loro Capo.
Malacoda: No, ti prego, non farlo. Non scherzarci nemmeno con le Sue parole. Non lo potrei sopportare.
Berlicche: Se vuoi davvero crescere e diventare un diavolo efficente, devi imparare ad usare le parle del Nemico contro di Lui.
Malacoda: Mi sembra così pericoloso. Che parole vorreste usare?
Berlicche: “Non giudicate”!
Malacoda: Non capisco perché mai Egli vorrebbe dire loro di non giudicare. Sono confuso. Non ha forse comandato ai Suoi seguaci di riprendere, ammonire e giudicare centinaia di volte nel Suo Libro? E’ esattamente ciò che intendono dire. Potrei anche aggiungere che tutto questo mi rende molto triste.
Berlicche: Vedi, quando il loro Capo disse loro quelle parole, egli stava parlando ad ipocriti. “Non giudicate … voi ipocriti” , dice più avanti nello stesso paragrafo.
Malacoda: Sì, ma, come si può usare quel “Non giudicate” per neutralizzare l’intera Chiesa?
Berlicche: Dobbiamo fare in modo che essi ignorino il fatto che Egli stava parlando ad ipocriti. Egli, infatti, dice a degli ipocriti di noi giudicare, almeno fintanto che smettano di fare loro stessi quello che condannano negli altri. Dobbiamo però indurre i cristiani a pensare che nessuno di loro non dovrebbe giudicare, mai.
Malacoda: Che idea! Fantastico! Se riesci a far passare una cosa del genere sarà proprio un bel colpo! Ora comprendo: impediremmo loro, così, di emettere un qualsiasi giudizio su chiunque: i malvagi non saranno giudicati come tali! Sì, così essi non saranno più in grado di ammonire nemmeno coloro che sono sessualmente immorali! Brillante!
Berlicche: La cosa è persino più brillante di quanto tu ti renda conto. Se possiamo sedurre i cristiani a seguire le istruzioni riservate agli ipocriti, trasformeremmo essi stessi in ipocriti. E’ come gli impiegati dello stato quando seguono stupide regole con tale precisione da trasformarsi da esseri umani in burocrati, fannulloni che solo rendono difficile la vita ai cittadini, invece che facilitarla. Lo schiavo che volentieri ubbidisce al suo padrone comincia a conformarsi al padrone. Se i credenti volontariamente si sottomettono a regole fatte per gli ipocriti, essi si conformeranno all’ipocrisia. Con un po’ di fortuna potremmo persino impedire loro di contrapporsi agli stessi increduli perché, come ben sai, caro Malacoda, contrapporsi significa giudicare. Se, così, essi non giudicano gli increduli, essi si dimostrano ipocriti che professano di credere all’Evangelo avendone però rinnegata la potenza.
Malacoda: Ah ah, sono proprio eccitato. Quando cominciamo?
Berlicche: Stiamo preparando la cosa. Tu renditi disponibile, fa la tua parte.
Malacoda: Cioè?
Berlicche: Fa’ si che i tuoi obbiettivi leggano la Bibbia il meno possibile. Non preoccuparti se essi si limitano ai loro venti versetti favoriti, i soliti luoghi comuni. Accertati che rimangano ignoranti della maggior parte della Parola.
Malacoda: Maestro, sei davvero brillante!
Berlicche: Chiamami maestro, se vuoi, ma fa che non ti senta il padrone.

Ecco, così, come una menzogna possa paralizzare la Chiesa. Quando Dio ammonisce “Aborrite il male” (Ro. 12:9) egli ammonisce contro “l’ipocrisia”. Eppure, per aborrire il male, qualcuno deve prima giudicare il male. Incapaci, così, a giudicare, un granm numero di cristiani diventa ipocrita ubbidendo alla Regola d’Oro degli Ipocriti. Dato che l’ipocrita non vuole essere giudicato, egli nemmeno giudica, come Gesù disse: “Non giudicate … voi ipocriti” (Mt. 7:1,5; Ez. 16:52). Perché “Non giudicate”Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro (Mt. 7:12). “…perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi” (Mt. 7:2). Si opera così un’inversione. Invece di dire: “Non giudicate per non essere giudicati (dato che voi stessi che fate le stesse cose)”, diventa: “Non giudicate, così non sarete giudicati”.

Gesù ripete spesse volte questo tema nel Suo ministero: “Ipocriti, l’aspetto della terra e del cielo sapete riconoscerlo; come mai non sapete riconoscere questo tempo? Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?” (Lu. 12:56,57). Eppure, i Suoi stessi seguaci hanno ignorato per la maggior parte il fermo rimprovero del Signore: “Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene[cioè, giudicare] per trarre la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello” (Mt. 7:5). “Non giudicare” è il Giuramento d’Ippocrita…

“Non giudicate” è il miglior rifugio dell’ipocrita. Chi vive in una casa di vetro non dovrebbe giocare a tirare i sassi. Tali cristiani dovrebbero traslocare. Essi dovrebbero andare ad abitare: “…alla casa del gran Dio. Essa viene costruita con blocchi di pietra e nelle pareti si inserisce del legname” (Ed. 5:8).

I cristiani vivono ne “l’edificio” di cui Cristo è “la pietra angolare” (Ef. 2:20)Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà” (Mt. 21:44; Lu. 20:28; cfr. Es. 32:20). Meglio essere giudicati da un cristiano che essere stritolati da Cristo.

Gli omosessuali, come gran parte della cinematografia contemporanea, lo ripetono in continuazione come un mantra: non giudicate, non giudicate, non giudicate... fintanto che le masse ne risultino del tutto ipnotizzate. Gesù non intendeva questo.

La Scrittura tratta di temi che vanno dalle cose semplici fino alle verità più avanzate. Il “latte” è per i bambini in Cristo, “la carne” è per chi è adulto in Cristo. La questione è che se i cristiani debbano o non debbano giudicare è “latte”. E’ asilo infantile. Anche chi è credente da poco tempo comprende immediatamente come egli debba giudicare. Giudicare gli altri è fondamentale. Non è un versetto difficile e non è in alcun modo controverso.

“Chiunque usa il latte non ha esperienza della parola di giustizia, perché è bambino” (Eb. 5:13). La Chiesa, oggi, non riesce a digerire il lattosio, ha persino problemi di digestione con il latte!

L’estrema ignoranza della Bibbia ha reso storpia la Chiesa e questa paralisi lentamente sta diffondendosi e facendo del male ad ogni comunità locale. Qual è la percentuale dei cristiani che non è stata fatta soccombere all’inganno del “Non giudicare”? C’è anche solo l’un per cento dei credenti che non è stato fatto deviare su questo vicolo cieco? Anche solo una veloce inchiesta fra i membri medi delle chiese potrà dimostrare che probabilmente 99 di loro su 100 citano a sproposito Gesù ripetendo il mantra del “Non giudicare”. I credenti devono ravvedersi da questo peccato e chiedere a Dio di dare loro sapienza tanto da impedire loro di essere di nuovo ingannati.

Maledici Dio e muori! E’ forse questo un buon consiglio? Eppure lo troviamo letteralmente nella Bibbia. E’ il consiglio dato dalla moglie di Giobbe al suo povero marito: Ma lascia stare Dio, e muori!” (Gb. 2:9). Molti versetti, se strappati dal loro contesto, possono rovinare intere vite. Giuda: “si allontanò e andò a impiccarsi” (Mt. 27:5) e, come disse Gesù: “Va’, e fa’ anche tu la stessa cosa” (Lu. 10:37). Il credente che non abbia fame della Parola di Dio, è suscettibile ai pericoli più assurdi.

“Non giudicare” è la preghiera di coloro che vogliono nascondere una lampada accesa sotto un secchio. Il cliché descrive il sale che ha perso il suo sapore e che non serve più né per condire né per conservare. Questa seducente menzogna tira fuori le sue vittime dal ministero. Come semplici spettatori essi si limiteranno a guardare la partita dalle tribune. Là, però, sono in una zona di tutta sicurezza. “Non giudicare”, così inteso, ha solo l’effetto di deresponsabilizzare.

Agli Ebrei Dio disse: “Se tu cammini nelle mie vie e osservi quello che ti ho comandato, anche tu governerai [o “giudicherai”] la mia casa, custodirai i miei cortili” (Za. 3:7). Come membra del Corpo di Cristo oggi siamo ancora meno in gradi di Israele di “giudicare rettamente” (De. 1:16,17; Le. 19:15). Mosè aveva stabilito come giudici un capofamiglia su dieci (Es. 18:25; De,. 1:5). Dovrebbero forse i cristiani strappare via dalla loro Bibbia tutto il libro dei Giudici? Dovremmo forse nel nostro Paese eliminare ogni tribunale, o almeno fare in modo che tutti i giudici cristiani rassegnino le loro dimissioni? Dovrebbero i credenti ignorare l’ammonizione di Paolo: “Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo? E se il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicare dei piccoli problemi? Non sapete voi che noi giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare le cose di questa vita! Se avete dunque delle cause giudiziarie per cose di questa vita, stabilite come giudici quelli che nella chiesa sono i meno stimati. Dico questo per farvi vergogna. Così, non c’è tra voi neppure un savio, che nel vostro mezzo sia capace di pronunciare un giudizio tra i suoi fratelli?” (1 Co. 6:2-5).

Notate come i cristiani “giudicheranno il mondo” (1 Co. 6:2). Dio, il Giudice, delega, infatti, il giudizio al Suo popolo. Anche gli esseri spirituali saranno sottomessi ai credenti: “Non sapete che giudicheremo gli angeli?”. Allora ed oggi, i credenti: “Nelle contese essi faranno da giudici; giudicheranno secondo i miei decreti” (Ez. 44:24), come Dio disse. L’Onnipotente affida il giudizio alle mani dei Suoi ubbidienti servitori (Ap. 20:4).

Se Dio fosse il solo giudice, i peccati di tutti sarebbero manifesti e li precedono al giudizio” (1 Ti. 5:24a). Proprio perché gli esseri umani, però giudicheranno i loro pari nel Giorno del Giudizio, i peccati di alcuni “li seguono” (1 Ti. 5:24b). I giudici umani sono già stati resi consapevoli dei peccati di uomini notori, ma essi non apprenderanno dei peccati di uomini oscuri fintanto che questo non sia rivelato nel Giorno del Giudizio. Inoltre, questi giudici umani conosceranno i peccati dei leader, delle celebrità e persino dei membri della propria famiglia che avevano accuratamente celato la loro malvagità.

Enok, il settimo da Adamo, sapeva tutto questo, perché diceva: “Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi, per far giudizio contro tutti e per convincere tutti gli empi di tutte le opere d’empietà che hanno commesso empiamente e di tutte le parole offensive che gli empi peccatori hanno proferito contro di lui” (Gd. 14,15). Il Signore con i Suoi santi giudicherà il mondo!

Anche Gesù disse: I Niniviti risorgeranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona” (Mt. 12:41) e, come disse Salomone: “la gelosia rende furioso il marito, che sarà senza pietà nel giorno della vendetta. Egli non accetterà alcun riscatto e non sarà soddisfatto, anche se dovesse fare molti regali” (Pr. 6:34,35). Dio dà la responsabilità della vendetta, della condanna e del giudizio ai Suoi servitori, perché: …ogni lingua che si alzerà in giudizio contro di te, la condannerai. Questa è l’eredità dei servi dell’Eterno, e la loro giustizia viene da me», dice l’Eterno” (Is. 54:17).

Oggi, di fatto, molti credenti dicono: “Signore, no grazie. Quel dovere di giudicare lo passerò ad altri”. Paolo, però, risponde: “Comincia a giudicare, perchè avrai bisogno di pratica” (1 Co. 2:15,16). Dio ricompenserà quelli che giudicano e che svolgono questo duro lavoro:“Quelli che rimproverano l’empio troveranno delizie, e su di loro scenderanno le migliori benedizioni” (Pr. 24:25).

Dovremmo forse perdonare e “non giudicare” assassini che non intendono ravvedersi dei loro misfatti? Le vittime delle atrocità umane gridano:«Fino a quando aspetti, o Signore, che sei il Santo e il Verace, a fare giustizia del nostro sangue sopra coloro che abitano sulla terra?»(Ap. 6:5). I cristiani del “non giudicare” condannerebbero questi martiri per aver solo gridato di volere giustizia!




di Bob Enyart (traduzione di Paolo Castellina)

   

Gesù disse: Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate secondo giustizia” 

(Gv. 7:24)
 

Gesù Cristo è degno di ricevere ogni onore e gloria



“Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero a Betfage, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nella borgata che è di fronte a voi; troverete un’asina legata, e un puledro con essa; scioglieteli e conduceteli da me. Se qualcuno vi dice qualcosa, direte che il Signore ne ha bisogno, e subito li manderà». Questo avvenne affinché si adempisse la parola del profeta: «Dite alla figlia di Sion: Ecco il tuo re viene a te, mansueto e montato sopra un’asina, e un asinello, puledro d’asina“». I discepoli andarono e fecero come Gesù aveva loro ordinato; condussero l’asina e il puledro, vi misero sopra i loro mantelli e Gesù vi si pose a sedere. La maggior parte della folla stese i mantelli sulla via; altri tagliavano dei rami dagli alberi e li stendevano sulla via. Le folle che precedevano e quelle che seguivano, gridavano: «Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nei luoghi altissimi!». Quando Gesù fu entrato in Gerusalemme, tutta la città fu scossa, e si diceva: «Chi è costui?» E le folle dicevano: «Questi è Gesù, il profeta che viene da Nazaret di Galilea»” (Matteo 21:1-11).

Folle osannanti

Il racconto dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, quello che si legge tradizionalmente nelle chiese in quella che è chiamata “la Domenica delle Palme”, è indubbiamente suggestivo. Esso rende testimonianza a ciò che ancora oggi avviene quando delle folle accolgono trionfalmente, onorano ed acclamano qualcuno che, nella sua saggezza e capacità, ha dimostrato di essere o promette di essere un grande leader in grado di portare pace e benessere per tutti sconfiggendo tutto ciò che vi si oppone. D’altro canto, la stessa scena è guardata con scetticismo ed incredulità da chi “realisticamente” si rende conto come questi “grandi personaggi”, in quello che dicono e fanno, regolarmente dimostrino poi di essere venditori di illusioni, o peggio, siano solo abili manipolatori delle folle e che, di fatto, servono solo sé stessi e il potere “di chi sta loro dietro”. Non è insolito, infatti, che “a parte pochi fanatici”, queste folle osannanti e plaudenti, siano solo “pecoroni” manovrati ad arte, magari costretti ad essere lì con la forza o in cambio di benefici immediati, com’é avvenuto ed ancora oggi avviene nelle dittature.
Il legittimo scetticismo su queste folle osannanti e sui personaggi che esse onorano, caratterizza pure il cristiano che, nutrito dal sano realismo insegnato dalle Sacre Scritture sulla natura umana, sa che nessuno a questo mondo, qualunque cosa sembri aver fatto o prometta di fare, o comunque si presenti, è degno di tali onori. …con un’unica eccezione, il Signore e Salvatore Gesù Cristo. Per esperienza il cristiano sa che Egli, Gesù, il Cristo, non ha mai deluso né deluderà mai chiunque Gli si affidi. Per questo è intenso desiderio, preghiera e massima aspirazione del cristiano che Gesù, e solo Lui, riceva dal più grande numero di persone ogni onore e gloria, ciò che Egli merita. È “il sogno” del cristiano: una folla di gente, d’ogni età e condizione, che scende dalle proprie case per acclamare, con entusiasmo e persuasione, Gesù di Nazareth, come loro Signore e Salvatore! Una folla di persone d’ogni razza, lingua e nazione, che esalta e magnifica Gesù di Nazareth, come loro unico Maestro, e che Lo proclama Via, Verità e Vita! Che cosa grande sarebbe se veramente tutti, anche oggi, potessero riconoscere ed acclamare Gesù di Nazareth, con tutto il loro cuore e con tutta la loro forza!
E’ forse questa aspirazione una vana speranza, una pia illusione? No, perché sappiamo che un giorno sarà davvero così: le profezie delle Sacre Scritture parlano chiaro ed esse non hanno mai fallito. Magnifiche, al riguardo, sono le visioni del libro dell’Apocalisse. In una di queste, Giovanni dice: “…e vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi e agli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di migliaia. Essi dicevano a gran voce: «Degno è l’Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la lode». E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano: «A colui che siede sul trono, e all’Agnello, siano la lode, l’onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli». Le quattro creature viventi dicevano: «Amen!». E gli anziani si prostrarono e adorarono” (Ap. 5:11-14).
Si, davvero qualcosa d’entusiasmante e meraviglioso per chi sa chi è e che cosa può fare Gesù, il Cristo! La gloria di Cristo, riconosciuta, esaltata, goduta è, in fondo, il fine ultimo di tutta l’autentica predicazione cristiana e di tutto l’insegnamento impartito dalla comunità cristiana che voglia essere fedele al suo compito. Accompagnare uomini, donne, ragazzi e bambini a riconoscere chi è Gesù e che cosa Egli può essere per la loro vita e vederlo realizzato, è il privilegio e la gioia più grande che un ministro di Dio possa avere. Che ci potrebbe essere di più grande di questo? Si, davvero, «Degno è Gesù, il Cristo di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la lode».

Il perché della Sua gloria

Perché Gesù, il Cristo, è degno del massimo onore e gloria? Ve lo vorrei spiegare oggi attraverso un testo della Parola di Dio che troviamo nella lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani della città di Filippi, al capitolo due. Il contesto immediato in cui l’apostolo introduce l’argomento è questo: egli esorta quella comunità cristiana alla concordia e alla necessità che da essa sia bandito ogni spirito di parte e di vanagloria (2:1-4). Per fare questo, egli cita le parole di un “inno a Cristo”, usato e ben conosciuto a quel tempo nelle comunità cristiane. Attraverso di esso egli mette in evidenza quanto sia importante, da parte loro, che essi manifestino, nei loro rapporti gli uni con gli altri, “…lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù”, vale a dire, lo stesso Suo modo di pensare ed agire. E’, infatti, di quel modo di pensare, di parlare e d’agire, che consiste la Sua gloria e, di riflesso, anche la nostra. Se, infatti, essi chiamano Gesù loro Maestro e Signore, Egli lo deve essere veramente, non solo a parole, ma in fatti e verità. L’Apostolo, così, fa rivolgere l’attenzione dei lettori a Cristo, esempio supremo d’umiltà e di dedizione disinteressata al bene degli altri: in questo consiste la Sua gloria. Leggiamo, allora, il testo:
“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra d’ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre” (Filippesi. 2:5-11).

Un canto significativo ed istruttivo

Una prima cosa che colpisce di questo testo è come sia veramente notevole che l’Apostolo usi, per insegnare sia la teologia che l’etica, le parole di un inno, di un canto. Spesso, infatti, non c’è migliore strumento didattico che il canto. Qui l’apostolo Paolo, ispirato da Dio, riprende le parole di un canto e le usa per meglio imprimere nei suoi lettori l’identità e la gloria di Cristo, com’era Gesù e l’importanza di imitarlo. Questo “inno a Cristo” può essere diviso in sei strofe. Le prime tre celebrano l’umiliazione di Cristo, le altre tre, la Sua esaltazione. Le esamineremo partendo proprio dalla Sua umiliazione. L’umiliazione di Cristo
1. La prima frase dice: “…il quale, pur essendo in forma di Dio…” (6 a). La parola qui tradotta con “forma” può essere equivocata, perché oggi per “forma” s’intende qualcosa di diverso da allora. Difatti, la traduzione interconfessionale (TILC), traduce: “Egli era come Dio” togliendo il termine “forma”.. La “forma” di qualcuno o qualcosa significava la sua realtà interiore e profonda, spesso celata dall’apparenza. “L’apparenza inganna”, si dice oggi. Difatti, sotto le apparenze di un comune palestinese di quel tempo, si nascondeva Dio stessouna realtà che poteva scoprire solo chi davvero “aveva occhi per vedere”, chi, senza pregiudizi, sapeva scorgere la “realtà profonda” di Gesù, la Sua “essenza”. La pretesa del Salvatore alla divinità faceva infuriare i capi giudei (Gv. 5:18) e li aveva indotti ad accusarlo di bestemmia (Gv. 10:33). Qual era, dunque, l’essenza di Gesù, la sua “costituzione morfologica”? Essa era la stessa di quella di Dio. Egli era Dio fattosi uomo, Dio che si abbassa, e perciò si umilia, per scendere al livello umano e diventare, dell’essere umano, il Salvatore: questo è “il succo” della proclamazione dell’Evangelo. Questo è il punto d’arrivo al quale intende giungere sia la predicazione, sia l’insegnamento della comunità cristiana: accompagnare una persona a riconoscere in Gesù la presenza stessa di Dio che, in Gesù, vuole essere il suo personale Signore e Salvatore, affinché confessi la sua fede in Lui.
2. Egli dunque, era Dio, ma: ” …non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente” (6 b), tenacemente. L’espressione originale, letteralmente: “…non reputò rapina l’essere uguale a Dio” (Diodati). La Sua non era un’indebita e blasfema pretesa, come di se stessi facevano e fanno certi personaggi della politica o della religione che “pensano di essere chissà chi”, spiattellando “a destra ed a manca” questo loro presunto titolo, per ottenere onori, poteri e privilegi. Gesù non stava cercando d’essere Dio o di farsi passare per tale: era qualcosa che possedeva intrinsecamente ma di cui né si vantava, né si profittava. Questa Sua identità profonda Egli “non la faceva pesare” in alcun modo. Gesù non cercava onori: era una persona semplice, alla mano, disponibile, servizievole …eppure era Dio! Gesù non solo manteneva un “basso profilo”, assolutamente non pretenzioso, ma, come dice il nostro testo:
3. “…spogliò sé stesso” (7 a), cioè si spogliò volontariamente della gloria celeste e divina della Sua Persona, tanto da “annichilire” sé stesso, da umiliarsi al massimo grado e “svuotarsi” di questa Sua dignità. Non che ad essa avesse rinunciato, perché rimaneva l’Emmanuele, cioè Dio con noi, ma aveva rinunciato a qualunque interesse personale, dignità ed onore. Diventare uomo, per chi è Dio, è già uno stupefacente abbassamento, ma non bastava! Qualcuno potrebbe pensare: diventa uomo, ma assume la maggiore delle cariche che si possano avere in questo mondo, il maggiore onore che, in questo mondo, una creatura umana possa avere. No, Iddio diventa uomo in Gesù:
4. “…prendendo forma di servo” (7 b), ecco che cosa rileva il testo. Iddio assume la condizione del servo! Che cosa ci potrebbe essere, di solito, di meno onorevole che un servo? Che cosa ci potrebbe essere di più disprezzabile e meno importante in questo mondo di un servo? Immaginate la condizione di un lavapiatti, di uno che pulisce i gabinetti, di un “garzone di stalla” che è tenuto alla larga perché puzza, di uno scaricatore di porto, di un “soldato semplice”, anonima e semplice pedina e “carne da cannone” manovrata da chi comanda. Pensate alla persona più ignorata e disprezzata, ad uno “zero” che nella società umana conta meno che nulla! Ebbene, volontariamente, Dio diventa in Gesù proprio uno così! Vi sorprende che questo arrechi scandalo, ancora oggi, a certi nel mondo per i quali “un Dio così” sarebbe inconcepibile ed offensivo! Questo è il Dio al quale il cristiano si affida!
5. Ecco così che il testo riassume il concetto or ora espresso: …divenendo simile agli uomini” (7 c), condividendo in tutto e per tutto la condizione umana: nascita, crescita, sofferenza, contraddizioni, e persino la condizione dei più umili, “…trovato esteriormente come un uomo” (8 a), esteriormente, perché la sua identità profonda lo rendeva più che un uomo, “… umiliò se stesso” (8 b), cioè Egli si abbassò volontariamente a condividere le miserie umane, con un’unica eccezione: compì perfettamente la volontà di Dio senza mai commettere nulla che potesse dispiacergli. Se però voi pensaste che questo fosse abbastanza, vi sbagliate, perché Gesù fa l’esperienza dell’umiliazione ultima: 
6. “… si fa ubbidiente fino alla morte” (8 c). Egli, cioè, rinuncia completamente a qualunque interesse personale ed accetta il sacrificio ultimo della Sua intera vita, la distruzione dell’intera Sua vita, per ricuperare l’essere umano dalle conseguenze del peccato e ristabilirlo in comunione con Dio, destinandolo, per grazia, alla vita eterna. Gesù, innocente e meritevole d’ogni bene che accetta di morire affinché la creatura umana, colpevole e meritevole solo del peggio, possa vivere! Notate bene come non si tratti di una morte “naturale”, né di una morte accidentale, ma di una morte violenta, tra le più atroci “…la morte di croce” (8 d), la morte alla quale erano destinati i peggiori fra i criminali! Questo è davvero il massimo, non è vero? Gesù si rende disponibile a soffrire la morte più crudele e vergognosa. Qualcuno potrebbe dire: “E’ il massimo della stupidità dare la Sua vita per chi nulla merita e nemmeno lo riconosce e l’apprezza!”. No, è amore.
Questo è il nostro Maestro, dice l’apostolo ai cristiani di Filippi ed a noi: da Lui siamo chiamati ad imparare a fare altrettanto! Perché? Perché questa è la via che conduce alla vera gloria ed alla vera vita. Non esistono delle scorciatoie, se non illusorie. E’ proprio per questo, dice Paolo, citando questo inno, che Gesù ha acquisito il nome più grande che mai possa esserci nell’intero universo.

L’esaltazione di Cristo

1. “Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra d’ogni nome” (9). Il Suo “nome” non è semplicemente un titolo: si riferisce alla Sua Persona, alla Sua posizione di dignità e d’onore. Nominatemi, se potete, una qualunque altra persona del passato e del presente, e dimostratemi che essa è più grande e importante di Gesù. Vi sfido a trovarla: non la troverete mai, perché anche i migliori personaggi della storia, nella loro vita, hanno macchie ed ombre, ipocrisie ed incoerenze. Di essi si può “sospettare” in molti modi. Non però di Gesù! Di Lui solo si può dire che “la morte non lo poteva trattenere”, perché Egli risorge dalla morte e dopo, con la Sua ascensione, il Suo nome è esaltato alla destra di Dio. Pare che Napoleone Bonaparte avesse un giorno esclamato: “Se l’antico filosofo Socrate entrasse, in questo momento, in questa stanza, noi dovremmo alzarci in piedi e rendergli onore. Se, però, Gesù Cristo entrasse, in questo momento in questa stanza, dovremmo cadere sulle ginocchia ed adorarlo!”.
Stefano, primo martire della fede cristiana, in una visione, di fronte ai Suoi ingiusti accusatori, dice: “Ecco, io vedo i cieli aperti, e il Figlio dell’uomo in piedi alla destra di Dio” (Atti 7:56). Il mondo, questo, non lo può sopportare, difatti: “…essi, gettando grida maltissime, si turarono gli orecchi e si avventarono tutti insieme sopra di lui; e, cacciatolo fuori dalla città, lo lapidarono … lapidarono Stefano che invocava Gesù e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito»” (Atti 7:57,58). Si, Stefano proclama il nome di Gesù senza timore e la sua stessa vita riflette il carattere di Gesù. Infatti: “Poi, messosi in ginocchio, gridò ad alta voce: «Signore, non imputar loro questo peccato». E detto questo si addormentò” (At. 7:60). La profezia di Isaia, al riguardo di Gesù, dice: “Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l’opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani” (Is. 53:10): oggi stesso chi Lo segue è l’adempimento di quella profezia!
2. C’è un popolo raccolto in ogni tempo e paese che Dio raccoglie attorno a Gesù: con gioia e con riconoscenza s’inginocchiano davanti al Cristo affidandogli la loro vita e manifestando sottomissione a Lui. Di fatti il testo dice: “…affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra” (10). Un popolo Lo proclama Signore, ma un giorno, volenti o nolenti a Lui si sottometteranno tutti, perché a questo Egli è destinato, perché l’eterno progetto di Dio: “…consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra” (Efesini 1:10). Nessun essere intelligente in tutto l’universo – siano angeli o santi in cielo, gente vivente sulla terra o Satana, i demoni, o i perduti nell’inferno, sfuggirà. Tutti si piegheranno, o di buon grado, oppure saranno costretti a farlo, perché Egli è il legittimo Creatore e Signore dell’universo.
3. “…e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore” (11 a). Si, ciò che ognuno confesserà è che “Gesù Cristo è il Signore”. Questo, il primo credo cristiano, significa che Gesù Cristo è Yahweh, Dio. Un giorno tutto sarà fatto per riconoscere che Gesù Cristo è tutto ciò che diceva d’essere – vero Dio da Dio vero. Sfortunatamente, per molti sarà troppo tardi perché abbiano la salvezza delle loro anime. 
4. L’esaltazione, infine, di Gesù Cristo, è e sarà: “…alla gloria di Dio Padre” (11 b). Il posto elevato che ora occupa il Salvatore e l’universale futuro inchino in segno di riconoscimento della Sua signoria è finalizzato alla gloria di Dio, come è chiamato ad essere tutto ciò che compie il cristiano in ubbidienza alla volontà di Dio. Il filosofo Blaise Pascal disse un giorno: “Gesù Cristo è il centro di tutto e l’oggetto d’ogni cosa: chi non Lo conosce, non sa nulla dell’ordine della natura, e nulla di sé stesso”.

Conclusione

E’ davvero qualcosa di meraviglioso sapere che un giorno folle intere di persone acclameranno Gesù Cristo come loro Signore e Salvatore! La domenica in cui Gesù entra trionfalmente a Gerusalemme non è che, di quel giorno, un pallido esempio.
Certamente, fra quella folla, vi erano persone non sincere oppure superficiali, facilmente trascinate dall’eccitazione generale e non davvero disposte a seguire fedelmente Gesù. Non così sarà quel giorno, perché la verità sarà palese agli occhi anche dei più ostinati che, con vergogna, ammetteranno di essere stati ciechi e stupidi a non averlo fatto prima. Perché per il cristiano quest’esaltazione di Gesù comunica entusiasmo e gioia? Perché Iddio lo ha fatto con la grazia di far gustare, per esperienza, che tutto ciò che le Sacre Scritture dicono di Gesù è vero; perché Iddio lo ha, per Sua grazia, reso membro del Suo popolo, sparso in ogni tempo e paese, e con esso loda e benedice il suo Signore. Ora comprende che davvero “Degno è l’Agnello, il Cristo, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la lode”, che la via della salvezza e della vera gloria è quella dell’umiltà, del sacrificio, della dedizione completa e disinteressata alla volontà di Dio. E’ per questo che il cristiano autentico proclama ed insegna l’Evangelo di Gesù Cristo, affinché pure chi ascolta possa fare parte di questa folla festante che, dopo averlo compreso, esprime la Sua gioia e riconoscenza per i doni d’amore e di grazia che Dio ci ha fatto in Lui. Che possa davvero essere così per voi tutti. 

di Paolo Castellina
 
  
 
 
“Viva l’Eterno! Sia benedetta la mia Rocca! Sia esaltato DIO, la Rocca della mia salvezza!”
  (Samuele 22:47)
 

Esortazione Apostolica

“Ravvedetevi dunque e convertitevi, affinché i vostri peccati siano cancellati e perché vengano dei tempi di refrigerio dalla presenza del Signore” (Atti 3:19)
 
Dopo il sorprendente miracolo della guarigione dell’uomo zoppo, quando le persone stupefatte si raggrupparono in circolo attorno a Pietro e Giovanni, essi non furono affatto a corto di parole sul soggetto su cui affrontarli. Quegli uomini santi erano traboccanti dell’evangelo e perciò loro ebbero il compito di esaminare spontaneamente l’avvenimento, ma parlando di quel tema che era posto più vicino ai loro cuori. Al ministro cristiano non dovrebbe essere mai difficile parlare di Cristo; e in qualunque situazione egli si dovesse trovare, non dovrebbe mai doversi chiedere: “Qual’è un argomento adatto per queste persone?” Perché il Vangelo è per ogni stagione, sempre appropriato, e se è comunicato al cuore sarà certo che lavorerà la sua strada. Rivolto alla moltitudine che aveva attorno, Pietro subito iniziò a predicare loro il Vangelo senza esitare un solo secondo.
Oh! prontezza benedetta di un’anima infuocata dallo Spirito Santo, Signore concedila a noi per sempre! Osservate come con fervore Pietro storna la loro attenzione da lui e da suo fratello Giovanni verso il Signore Gesù Cristo. “Perché fissate su di noi ardentemente gli occhi, come se per nostra potenza o pietà avessimo fatto camminare quest’uomo?” L’oggetto del ministro cristiano dovrebbe essere sempre quello di distogliere l’attenzione da se stessi per darla al proprio argomento, così che non debba essere detto: “Come ha parlato bene!” ma “Su quali questioni importanti ha trattato!” Essi potevano essere sacerdoti di Baal che, coi loro vestiti fastosi e le loro pretese di possedere un potere misterioso potevano fare in modo di far guardare a loro stessi come canali di grazia, come se potessero compiere miracoli per mezzo del loro potere sacerdotale e non attraverso la loro santità; ma loro erano veri messaggeri di Dio che continuamente dicevano: “Non guardate a noi come se potessimo fare qualcosa: l’intero  potere per benedirvi si trova in Gesù Cristo e nell’Evangelo della Sua salvezza.” 
È degno di nota il fatto che Pietro, nell’affrontare questa folla, venne subito alla vera essenza e al centro del suo messaggio. Lui non colpì il cespuglio a casaccio; lui non scoccò lontano e a vuoto la sua freccia, ma colpì il centro del bersaglio. Non predicò soltanto l’Evangelo delle buona notizie, ma Cristo, la persona di Cristo; Cristo crocifisso e crocifisso da loro, Cristo risorto, Cristo glorificato da Suo Padre.
Dipendere da questo Evangelo, questa è la forza del ministero cristiano, quando esso è ripieno con il nome, la persona e la gloria del Signore Gesù Cristo. Togli Cristo e tu privi di spiritualità l’Evangelo, perché tu offri solo la buccia esterna come i maiali sono abituati a mangiare, mentre il cuore prezioso è stato rimosso visto che hai tolto la persona del Signore Gesù Cristo.
Se c’è mai stata un’occasione, in cui un predicatore dell’evangelo avrebbe potuto dimenticare di parlare di Cristo, quella è accaduta certamente quando Pietro parlò così audacemente di Lui. Perché avrebbe potuto dire, “Non parlare di Gesù; loro l’hanno condotto proprio ora alla morte: le persone sono arrabbiate contro di Lui; predica la verità, ma non menzionare il Suo Nome; consegna la Sua dottrina, ma trattieniti dal fare menzione della Sua Persona, perché tu li inciterai a compiere altre follie; tu metterai la tua stessa vita a repentaglio; tu riuscirai  scarsamente a fare qualcosa di buono mentre loro sono così prevenuti e inoltre potrai fare molto danno” Ma, invece di questo, lasciando che loro potessero andare su tutte le furie come avrebbero potuto, Pietro parlò loro di Gesù Cristo e nient’altro che Gesù Cristo. Lui conosceva che questo era il potere di Dio per la salvezza e non si sarebbe tirato indietro  da questo; così a loro, proprio a loro, consegnò l’Evangelo del nostro Signore Gesù Cristo, con una precisione tanto buona quanto semplice che a mala pena potrà essere uguagliata. Notate come lo pone: “Voi” l’avete ucciso; “voi” l’avete crocifisso; “voi” avete preferito un assassino. Lui non ha paura di essere personale; lui non evita di toccare le coscienze degli uomini; lui piuttosto spinge la sua mano nei loro cuori per far sì che loro sentano il loro peccato; lui lavora per aprire una finestra nell’oscurità dei loro spiriti, per permettere che  la luce dello dello Spirito Santo splenda nella loro anima. Perciò noi, fratelli miei, quando predichiamo l’Evangelo, dobbiamo fare così: dobbiamo trattare con gli uomini affettuosamente, ma con grazia. Siano allontanati perciò tutti gli accomodamenti e le dispute. 
Sia maledetto colui che allontana dall’Evangelo di Gesù Cristo, affinchè possa ottenere applausi dal popolo, o chi abbassa il tono della sua voce e smorza la sua lingua in modo tale da poter far piacere alla folla empia.
Un tale uomo può avere per un momento l’approvazione degli sciocchi, ma, come il Signore Suo Dio vive, egli sarà posto come un obiettivo per le frecce della vendetta nel giorno in cui il Signore tornerà a giudicare le nazioni. Pietro, quindi, predicò audacemente e sinceramente l’Evangelo, predicò il Cristo dell’Evangelo, lo predicò personalmente e direttamente alla folla che si radunò intorno a lui. Né Pietro fece alcun errore, quando annunciò l’Evangelo, nel fare la personale applicazione mediante la prescrizione dei suoi peculiari comandamenti. 
È prosperata fra noi una scuola di uomini che affermano che essi predicano in modo corretto l’Evangelo ai peccatori quando invece offrono soltanto dichiarazioni di quello che è l’Evangelo e del risultato di morire non salvati, ma diventano furiosi e parlano di scorrettezza qualora qualcuno si azzardi a  dire al peccatore: “Credi”, o “Pentiti.” 
Pietro non apparteneva a questa scuola, non sarebbe mai arrivato a trattare con questa gente e con i loro pensieri segreti, e se fosse vivo oggi, non si sarebbe mai unito a loro.  Perchè avendo dapprima parlato di Cristo, della Sua vita, della Sua morte e risurrezione, poi l’apostolo procedette ad immergere la spada, nelle loro coscienze, fino in fondo all’elsa dicendo, “Ravvedetevi dunque e convertitevi,  affinché i vostri peccati possano essere cancellati.” 
Lì, io dico, in quella folla promiscua, raggruppata insieme dalla curiosità, attirata dal miracolo  che lui aveva operato, Pietro non ebbe esitazioni e nessun dubbio; egli predicò lo stesso vangelo come ce lo avrebbe predicato oggi se fosse stato qui e lo predicò nello stile più fervente e serio, ne predicò gli angoli e gli spigoli e poi ne predicò la parte pratica e rivolgendosi col cuore, l’anima e con la forza, ad ognuno in quella folla, dicendo: “Ravvedetevi, dunque e convertitevi, onde i vostri peccati siano cancellati.”

Ora ci sono quattro osservazioni che costituiranno il discorso di questa predicazione e adesso li esamineremo dettagliatamente.

I)L’APOSTOLO INVITO’ GLI UOMINI A PENTIRSI E A CONVERTIRSI
 
Di questo il nostro testo è una prova sufficiente senza dover andare troppo lontano per altri esempi.Pentirsi significa, nel suo significato letterale, cambiare la mente di qualcuno. È stato tradotto, dopo la conoscenza, o dopo la saggezza; è l’uomo che sta scoprendo che aveva torto e  rettifica il suo giudizio. Ma sebbene questo sia il significato della radice, la parola è entrata in un uso scritturale a significare molto di più. Forse non c’è migliore definizione di pentimento di quella che è data dal libro degli inni dei nostri bambini: 
 
Il pentimento è abbandonare
i peccati che amammo 
e mostrare che siamo afflitti sul serio; 
Non facendo mai più così.
 
Il pentimento è la scoperta del male del peccato, un dolersi piangendo per ciò che abbiamo commesso, una risoluzione di abbandonarlo. È, infatti, un cambiamento della mente di un carattere molto profondo e pratico che permette all’uomo di amare quello che una volta odiava e di odiare quello che una volta amava. La parola conversione, se tradotta in altre parole, significa voltarsi dai propri passi, voltarsi da, voltare a, tirarsi indietro dal peccato, verso la santità, un tirarsi indietro dalla negligenza all’intento, dal mondo al cielo, da se stessi a Gesù, compiendo un giro completo.La parola  usata qui, sebbene tradotta in inglese con, “Pentitevi e convertitevi,” non è così nel greco, ma è, in realtà, “Pentitevi e trasformatevi”, o, piuttosto “Pentitevi e svoltate.” È un verbo attivo, proprio come era attivo l’altro. “Pentitevi e trasformatevi.” Quando all’indemoniato furono scacciati i demoni, potrei comparare questo al pentimento, ma quando mise le sue vesti, e non fu più nudo e sporco, ma fu detto che egli si era vestito ed era sano di mente, potrei paragonare questo alla conversione. Quando il figliol prodigo stava dando da mangiare i suoi maiali, e ad un tratto cominciò a considerare e a tornare in se stesso, questo era il pentimento. Quando partì e lasciò il paese lontano, e andò a casa di suo padre, questo era la conversione. Il pentimento una parte della conversione. E’, forse, potrei dire, il cancello o la porta di essa. Si tratta del Giordano attraverso il quale si passa quando ci volgiamo dal deserto del peccato per cercare la Canaan della conversione. La rigenerazione è l’impianto di una nuova natura, e uno dei primi segni di questa è, una fede in Cristo, e un pentimento del peccato, e una conseguente conversione da ciò che è male per ciò che è buono.
L’apostolo Pietro, rivolgendosi alla folla, disse loro: “Cambiate le vostre menti, siate dispiaciuti per ciò che avete fatto; abbandonate le vecchie abitudini; siate trasformati; diventate uomini nuovi”. Questo era il suo messaggio anche se ora io l’ho messo in altre parole.
Ora, fratelli, è stato detto, e detto la maggior parte delle volte, veramente, che il pentimento e la conversione sono opera dello Spirito Santo di Dio. Non avete bisogno che io debba dimostrare questa dottrina. Noi ve l’abbiamo predicata un migliaio di volte, e siamo pronti a dimostrare che se qualche cosa debba essere insegnata nella Scrittura, è questa. Non c’è mai stato alcun pentimento genuino in questo mondo che non fosse opera dello Spirito Santo. Per questo scopo il nostro Signore Gesù è andato in alto: “Egli è innalzato in alto per dare il pentimento e la remissione dei peccati.” Ogni vera conversione è opera dello Spirito Santo. Potete giustamente pregare con le parole del profeta: “Volgiti a noi, e noi cambieremo”,  perchè fino a quando Dio non ci trasforma, noi non potremmo cambiare mai, e a meno che Egli ci converta, la nostra conversione non sarà che un errore. 
Ascoltate  ciò come una  citazione evangelica:
 

La vera fede e il vero pentimento,
Ogni grazia che ci conduce vicino;
senza pagare
Andiamo a Gesù Cristo e compriamo.

“E tuttavia,” dite, “e tuttavia l’apostolo Pietro in realtà ci dice: ‘Pentitevi e convertitevi!’ Questo vuol dire, ci dite, con un respiro, che queste cose sono il dono dello Spirito Santo, e allora con il prossimo respiro leggete il testo, ‘Pentitevi e convertitevi.’ Sì, lo faccio, lo faccio, e grazie Dio, ho imparato a farlo. Ma voi direte: “Come conciliate queste due cose?” Io rispondo, non è parte del mio incarico di conciliare le parole del mio Maestro: il mio incarico è quello di predicare la verità, così come la trovo, per pronunciarla appena colta dalla Sua mano. 
Io non solo credo che queste cose siano in accordo l’una all’altra, ma penso di vedere dove esse siano in accordo, e di accettare tutto, sebbene io assolutamente disperi di fare la maggior parte di ciò che è scritto nella Scrittura, se possiamo vedere l’accordo dei due insiemi di verità oppure no, dobbiamo accettarli entrambi perché essi sono entrambi rivelati. Con questa mano ritengo così fermamente, come qualsiasi uomo vivente, che il pentimento e la conversione siano opera dello Spirito Santo, ma preferirei perdere questa mano, se rinunciassi a predicare che è dovere degli uomini di pentirsi e credere e dovere dei ministri cristiani di dire loro: “Pentitevi e convertitevi, affinché i vostri peccati siano cancellati.”  Se gli uomini non ricevessero la verità fino a quando non la capiscono, ci sarebbero molte cose che non riceverebbero mai. 

Sì, ci sono molti fatti, fatti comuni in natura, che nessuno negherebbe salvo uno sciocco, i quali tuttavia dovrebbero essere negati se noi non ci credessimo finchè non li comprendiamo.
Prendiamo il fatto del pesce fresco preso dal mare: tu lo porti dal cuoco per servirlo in tavola. Mangi il sale del mare insieme a lui, forse? Lo troverai salato? Non è vissuto sempre in un mare salato? Perché allora non sa di sale marino? Esso invece è così fresco che sembra che sia stato allevato nei trasparenti ruscelli di montagna (non una particella di sale intorno a lui) eppure è vissuto immerso in un mare salato! Lo capite? No, non potete capirlo. Ma esso è così, è un pesce fresco in un mare salato! La stessa cosa avviene per un bue e una pecora; loro stanno mangiando nello stesso prato, alimentandosi esattamente dello stesso cibo e l’erba nel primo caso diventa carne di manzo, nell’altro caso carne di montone e sul primo ci sono peli e sull’altro la lana. Perché? Lo capite questo? Così ci possono essere due grandi verità nelle Sacre Scritture che sono entrambe vere eppure tutti i saggi nel mondo potrebbero essere confusi nel conciliarle insieme. Io non capisco, lo devo confessare, perché a Mosè fu detto di tagliare un albero e gettarlo nelle acque amare di Mara; non riesco a vedere alcun  collegamento tra l’albero e l’acqua, affinchè l’albero dovesse renderla dolce, eppure credo fermamente che quando Mosé mise l’albero nell’acqua, l’amarezza delle acque di Mara sparì e il ruscello divenne dolce. Non so perché Eliseo, quando andò a Gerico e trovò l’acqua nauseante, disse: “Portatemi una tazza di sale”; non so perché mettere il sale nel ruscello lo dovesse rendere dolce (mi sembra come se si riferisse a qualcos’altro) ma credo al miracolo, vale a dire che il sale fu messo dentro e che il ruscello fu addolcito. 
Alla stesso modo non capisco come avviene che le mie offerte di pentirsi, a peccatori impenitenti, dovrebbero in qualche modo far sì che possano pentirsi, ma so che avviene, perché lo vedo ogni giorno. Io non so perché una debole e povera creatura, dicendo ai suoi simili: “Credi”, dovrebbe portarli a credere, ma accade così; lo Spirito Santo benedice, e loro credono e sono salvati; e anche se noi non possiamo vedere come avviene, se vediamo il fatto, saremo contenti e benediremo Dio per ciò. Forse si dovrebbe essere consapevoli che è stato fatto un tentativo da ingegnosi predicatori al fine di riuscire a sbarazzarsi della forza di questo testo. Alcuni dei nostri amici super calvinisti, che sono così seriamente contrari a qualsiasi cosa come esortazioni e inviti, hanno provato in ogni modo di sventrare questo testo, se loro avessero potuto, avrebbero tolto qualche cosa per metterci dentro qualcos’altro; loro hanno detto che il pentimento a cui gli uomini sono qui esortati, non è altro che un pentimento esteriore. Ma come può essere questo, quando viene aggiunto: “Pentitevi e convertitevi, affinché i vostri peccati possano essere cancellati”? Fare un pentimento meramente esteriore può portare a cancellare il peccato? Senza dubbio no!Il pentimento al quale gli uomini vengono esortati qui è un pentimento che porta con sè il perdono completo “affinchè i vostri peccati possano essere cancellati”. E, inoltre, mi sembra sia una cosa scandalosa supporre che Pietro e Giovanni andarono per il mondo a predicare un pentimento vano, esteriore il quale non avrebbe salvato gli uomini. I miei fratelli che fanno questa osservazione dovrebbe vergognarsi di predicare un pentimento esteriore. Sono sicuro che dovrebbero pensare di non essere ministri di Dio a tutti gli effetti se loro hanno predicato su qualche virtù meramente esteriore. Ciò mostra a quale scivolamento devono essere guidati quando torcono così orrendamente le Sacre Scritture con così poca ragione. Fratelli, era un pentimento per la salvezza dell’ anima, e niente di meno di questo fu quello che Pietro comandò a quegli uomini. 
Ora, lasciate che si venga al punto. Noi diciamo agli uomini di pentirsi e credere, non perché ci affidiamo su qualche potere presente in loro per fare ciò, perché noi sappiamo che sono morti in quanto a trasgressioni e peccati; perché noi non dipendiamo da qualche potere fondato nella nostra serietà o nel nostro discorso per renderli capaci di fare ciò che fanno, perché noi capiamo che la nostra predicazione è meno di niente senza Dio; ma perché il vangelo è il motore misterioso mediante il quale Dio converte i cuori degli uomini e noi troviamo che, se parliamo con fede, Dio lo Spirito Santo opera con noi e mentre noi dichiariamo il Vangelo, le ossa secche rivivono, lo Spirito Santo fa in modo che loro rivivano, mentre noi diciamo all’uomo zoppo di stare in piedi sui suoi piedi, l’energia misteriosa dello Spirito fa in modo che le sue caviglie ricevano forza, mentre noi diciamo  all’uomo impotente di distendere la sua mano, un potere divino accompagna il comando e la mano è stesa  e l’uomo è ristabilito. Il potere non giace nel peccatore e neppure nel predicatore, ma nello Spirito Santo che opera efficacemente attraverso il Vangelo per decreto divino, in modo che quando la verità viene predicata agli eletti di Dio, loro vengono vivificati attarverso di essa, le loro anime sono salvate e Dio è glorificato. Andate avanti, fratelli miei cari, a predicare con coraggio il Vangelo e non abbiate paura del risultato, perché, per quanto poca possa essere la vostra forza e anche se la vostra eloquenza può essere come niente, eppure Dio ha promesso di dare il potere di salvare al Suo Vangelo e così sarà fino alla fine del mondo. 
Osservate quindi, voi che non siete salvati, prima che lasci questo punto, osservate quello che  siamo tenuti a chiedervi questa mattina. È che  vi pentiate e che vi convertiate. Noi non siamo soddisfatti di avere il vostro ascolto, né i vostri occhi; noi non siamo contenti di avervi riuniti in questa casa di culto, è del tutto inutile che voi siate venuti qui, a meno che voi non vi pentiate e vi convertiate. Noi non siamo venuti a dirvi che dovete cambiare un pò e che accomodiate le vostre vie di un poco: no! se non mettete la vostra fiducia in Cristo, se non abbandonate il vostro vecchio stile di vita e non diventate creature nuove in Gesù Cristo, voi dovrete perire. Questa, niente di meno che questa è la richiesta essenziale del Vangelo. Né andando in chiesa, ne seguendo pratiche religiose, vi salverete; né piegando le ginocchia, né avendo alcuna forma esteriore di adorazione, né pretese e professioni di devozione; voi dovete pentirvi dei vostri peccati e dovete abbandonarli e se voi non fate questo, neanche i vostri peccati saranno cancellati!

Così  dunque abbiamo chiarito il primo punto: che l’apostolo comandò agli uomini di pentirsi e di convertirsi. 
 

II. In secondo luogo C’ERA UNA BUONA RAGIONE PER QUESTO COMANDO

 
Il testo dice, “Ravvedetevi dunque.” L’apostolo era logico: aveva una ragione per la sua esortazione. Non era una mera declamazione, ma il suono del ragionamento. “Ravvedetevi dunque.” Quale era, dunque, il motivo dell’argomento? Perchè, in primo luogo, perché voi, come gli ebrei, avete messo Gesù Cristo a morte. Questo era letteralmente vero per le persone a cui egli parlava: loro avevano preso parte all’esecuzione di Cristo. E questo è spiritualmente vero anche per voi a cui parlo questa mattina. Ogni peccato nella sua essenza è un’uccisione di Dio. Mi comprendete? Ogni volta che voi fate quello che Dio non vuole che voi facciate, voi compiete nei fatti, e l’avete finora fatto, l’estromissione di Dio dal Suo Trono e il disconoscimento  dell’autorità che appartiene alla sua Divinità; voi compiete intenzionalmente e l’avete finora fatto, l’uccisione di Dio.

Questa è la conseguenza del peccato, il peccato è qualcosa che uccide Dio. Ogni violazione della legge è nella sua essenza un tradimento, una ribellione contro il Legislatore. Quando il nostro Signore Gesù Cristo fu inchiodato alla croce dai peccatori, il peccato ha solo compiuto letteralmente e apertamente ciò che  tutto lo stesso peccato che viene commesso in senso spirituale realmente compie. Mi capite? Quelle vostre offese alle quali voi avete pensato, seppure le consideriate cose da poco, in realtà sono state una pugnalata alla Divinità. Non vi pentireste, se è così? Finché pensavate che i vostri peccati fossero stati mere bazzecole, cose leggere su cui riderci sopra bonariamente, voi non vi sareste pentiti; ma ora vi ho dimostrato (e penso che la vostra coscienza mi dia ragione) che ogni peccato è in realtà un tentativo di escludere Dio dalla signoria del mondo e ogni peccato sta dicendo: “Non permettere che ci sia Dio!” 
Oh! allora c’è motivo sufficiente per pentirsi di esso. Seguitemi e ragionate con me, voi che avete infranto la legge di Dio. Supponiamo che le cause della vostra disubbidienza siano state assolte pienamente, non dovrebbero tutte le leggi essere trascurate e il governo morale sovvertito? E perché no, dal momento che ciò che uno può fare, un altro ha, chiaramente, lo stesso diritto di farlo? Che cosa accadrebbe allora se l’autorità di Dio non fosse più esercitata da nessuno nell’universo, dove saremmo tutti noi? Questo mondo diventerebbe un inferno! Che caos morale e covo di bestie! Non vedete dunque che la vostra iniquità è stata una cosa dannosa? Pentitevi e allontanatevi da essa. Se voi realmente potete credere questa mattina che, sebbene voi non inchiodaste Cristo sulla croce, né abbiate intessuto una corona di spine e gliel’abbiate messa sulla Sua testa, né foste lì in piedi presenti quando fu deriso, ogni vostro peccato è una vera crocifissione di Cristo e una derisione di Cristo e una macellazione di Cristo. Quindi, in realtà, c’è abbondante motivo affinché voi vi pentiate e vi allontaniate da esso. 
L’apostolo usò anche un altro argomento, vale a dire che Colui che loro avevano ucciso era la  persona  più benedetta, una persona così benedetta che Dio il Padre Lo aveva esaltato. Gesù Cristo non venne in questo mondo con qualche scopo egoista, ma completamente sovrabbondante di generosità, pieno di amore per gli uomini; eppure gli uomini lo misero a morte! Ora, ogni peccato è un insulto contro il Dio buono e gentile. Dio non meritava che noi ci ribellassimo contro di lui. Se fosse stato un grande tiranno prepotente verso di noi, che ci poneva in miseria, ci potrebbe essere una scusa per il nostro peccato, ma quando agisce è come un tenero padre, che viene incontro, giorno dopo giorno, alle nostre mancanze perdonando le nostre offese, è una vergogna, una crudele vergogna che si debba vivere quotidianamente  in rivolta contro di Lui. Voi che non avete creduto in Cristo, avete un motivo potente per pentirvi di non aver creduto in Lui, vedendo che è così buono e gentile. Che male vi ha mai fatto che voi dobbiate maledirLo? Che ferita ha fatto Gesù a qualcuno di voi che voi lo dobbiate  disprezzare? Voi, probabilmente,  negate la Sua Divinità, oppure, in ogni caso, disprezzate la grande salvezza che Lui è venuto a operare in questo mondo. Merita questo da voi?
“Principe della vita e della gloria, Re degli angeli, l’adorato dai serafini, sei disprezzato dagli uomini per i quali fu versato il Tuo il sangue!”
Oh, che cosa maledetta, il peccato, allora, deve essere, dal momento che si tratta così male una così gentile e benedetta persona! Questo dovrebbe farci struggere, questo dovrebbe  farci versare  gocce di pietà e di dolore; questo dovrebbe, davvero, farci ritrarre dai nostri modi folli  e malvagi, dal momento che andando contro Gesù noi L’abbiamo offeso così. 
Inoltre, Pietro usò un’altro appello, che mentre loro avevano rigettato il Cristo benedetto loro avevano scelto un assassino. 
Uomo, cosa ti hanno fatto i tuoi peccati, che tu debba preferirli a Gesù? E’ stata la coppa dell’ubriacone? Oh, quale cosa bestiale preferirla a Cristo! Oppure è stata la tua lussuria? Stabilirla al posto di Cristo è stata una cosa diabolica! Hai vissuto con loro per anni? Dunque quale retribuzione ne hai avuto? Quale profitto ne hai ricavato?
Ora dimmi, tu che sei andato più lontano nel peccato, ora dimmi, sei soddisfatto del  trattamento? Desidereresti riandare indietro nel corso dei giorni vissuti e raccogliere nel tuo corpo il frutto dei tuoi misfatti?
Non soltanto, ma tu servi un duro padrone; un omicida fin dal principio che è quel diavolo per il quale hai rinunciato  alla tua vita. Oh, allora, questa è una cosa per cui pentirsi e cioè che tu hai gettato via Cristo e hai scelto un assassino. “Non quest’uomo,” tu dici, “ma Barabba.” Tu ti terrai questo mondo criminale, questo peccato di aver ucciso, ma il Salvatore benedetto, tu lo lascerai andare. Non è questo qui un buon argomento per pentirsi e convertirsi? Lo è sicuramente.
Pietro  serra il suo ragionamento su un altro argomento e spinge verso il basso, se posso dire così, il grande martello, questa volta, sulla testa del chiodo. 
Si tratta di questo, che il Signore Cristo che hai disprezzato fino ad ora, può fare cose grandi per te. “Il Suo nome mediante la fede nel Suo nome ha reso questo uomo forte, come voi lo vedete e lo conoscete.” Cristo dunque, per la fede in Lui, può fare per voi tutto quello che voi desiderate. Se avrete fiducia in Gesù oggi, tutte le vostre iniquità saranno cancellate, il passato non sarà ricordato; il presente sarà reso stabile e il futuro benedetto. Se voi confiderete in Cristo, non ci sarà nessun peccato che lui non vi perdonerà, nessuna malvagia  abitudine il cui potere non sarà spezzato, nessuna brutta inclinazione al peccato il cui peso Egli non potrà  rimuovere. Credendo in Lui, vi potrà benedire oltre ogni immaginazione. E non è questo un motivo per il pentimento, che voi avreste disprezzato uno che  può farvi così tanto del  bene? Con le mani piene d’amore, Lui sta in piedi davanti alla porta del vostro cuore. Questa non è una buona ragione per aprire la porta e lasciar entrare lo straniero celeste, quando può benedirvi con una tale enorme estensione di benedizioni?
Come puoi rigetterai le tue proprie misericordie? Disprezzerai il cielo che sarà tuo se avrai il mio Maestro? Sceglierai il destino dal quale nessuno potrà liberarti, ma solo Lui può salvartene, e lascerai andare la gloria alla quale nessuno, ma solamente Lui ti potrà ammettere?Quando penso all’utilità di Cristo per i peccatori che periscono, c’è davvero una motivazione così abbondante per il pentimento che voi non avreste chiuso con Lui molto tempo fa ma avreste accettato che fosse il vostro tutto in tutti. 
In questo modo vedete l’apostolo discutere con loro da quella parola: “Dunque”. 
C’era un’altra supplica che lui usò, e che vorrei usare questa mattina. Lui disse, “Fratelli, io so che lo avete fatto per ignoranza”. Come se lui dicesse “Adesso che avete più luce, pentitevi di ciò che avete fatto nelle tenebre.” Così mi permetto anche io di dirlo ad alcuni qui presenti. 
Voi non avevate ascoltato l’Evangelo, voi non sapevate che il peccato era una cosa così cattiva,  non avevate capito che Gesù Cristo era in grado di salvare nella maniera più completa coloro che vanno a Dio per mezzo di Lui. Bene, ora voi lo comprendete. Sui tempi della vostra ignoranza Dio chiude un occhio, ma ora “comanda a tutti gli uomini in ogni luogo di pentirsi.” Maggiore è la luce, più implica grande responsabilità. Non tornate indietro al vostro peccato, affinché esso non divenga dieci volte peggiore per voi; perché se voi fate nella luce quello che una volta facevate nell’oscurità, Colui che chiuse un occhio, quando voi non conoscevate bene, può alzare la Sua mano e giurare che  voi non entrerete mai più nel suo riposo, perché voi avete peccato presuntuosamente e l’avete fatto nonostante lo Spirito della Sua grazia.
Scongiuro ogni uomo non convertito, qui presente, di porre mente  a quello che lui sarà in futuro. Se lui prima non sapeva che Gesù poteva salvarlo, ora lo sa; se lui era nel buio fino a questa mattina, ora non è più nel buio. “Ora non avete nessun mantello per il vostro peccato”. Pertanto, poiché il mantello è stato tirato via e voi peccate contro la luce, dico come fece Pietro: “Pentitevi e convertitevi, affinché i vostri peccati siano cancellati.” 

 
III. Ora brevemente passiamo al terzo punto che è questo, SENZA PENTIMENTO E CONVERSIONE IL PECCATO NON PUO’ ESSERE PERDONATO

L’espressione usata nel testo, “cancellato”, nell’originale può essere  spiegata  in modo migliore così. Molti commercianti orientali tenevano i conti su piccole tavolette di cera. Su queste tavolette, essi mettevano dei segni che servivano a registrare i debiti, e quando questi debiti erano stati pagati essi prendevano l’estremità smussata della penna e con questa appiattivano verso la cera e il debito spariva del tutto.  Questo era il modo di “cancellare”  a quei tempi. Ora, colui che si pente ed al quale è perdonato, è, attraverso il sangue prezioso di Cristo, in questo modo del tutto perdonato, e non vi è più alcuna traccia del suo peccato passato. Che bella immagine del perdono del peccato! E’ tutto andato, neanche una traccia viene lasciata. Se noi cancelliamo un conto dai nostri libri, rimane una macchia, la registrazione è tolta, ma vi è la macchia, ma sulla tavoletta di cera non rimaneva macchia, tutto era andato e la cera era liscia. Così è per il peccato del popolo di Dio, quando è rimosso dal sangue di Gesù, è tutto sparito e andato via per sempre.  Ma vi assicuro che non potrebbe essere rimosso se non ci fosse il pentimento e la conversione come risultato della fede in Gesù. Questo deve essere così perchè in questo modo è più onesto. Vi aspettereste che un grande re perdonasse un cortigiano che sbaglia a meno che l’autore del reato prima non abbia confessato la sua colpa? Dove sarebbe l’onore e la dignità del trono di Dio, se gli uomini dovessero essere perdonati mentre ancora non hanno confessato il loro peccato? Cosa, un ladro perdonato che continua a rubare! Una prostituta perdonata che rimane  impura. L’ubriacone perdonato che continua a godere per i suoi boccali! In verità, così, il Vangelo sarebbe stato servitore dell’ingiustizia. Ma non è così e i peccatori impenitenti saranno dannati, lasciate che essi si vantino di ciò che volgiono circa la grazia.  Mio ascoltatore tu devi odiare il peccato, o Dio odierà te! Tu devi cambiare via o bruciare. Non puoi avere i tuoi peccati e andare in cielo.  Cosa vorrai? Lascerai i tuoi peccati e andrai in cielo, o terrai i tuoi peccati e andrai all’inferno? Quale sarà la tua scelta, perchè deve essere o una o l’altra, ci deve essere un divorzio tra noi e il peccato, o non ci potrà mai essere un matrimonio tra noi e Cristo! Non è la coscienza a dirci questo? Non c’è una coscienza qua che dica ad un uomo, “Puoi sperare di essere salvato  e vivere ancora come prima”. 
Alcuni hanno detto questo, mi domando se gli avrei creduto. No, no, no,  sebbene la voce della coscienza a volte sia debole non può non vedere che il mantenimento del peccato e il perdono non possono convivere e che ci deve essere un abbandono dell’iniquità se vi è un perdono di essa. 

Questo deve essere così, per questo è molto giusto. Ti aspetteresti che un grande re perdonasse un cortigiano che sbaglia a meno che l’offensore confessasse prima la sua colpa? Dove sono l’onore e dignità del trono di Dio, se gli uomini fossero perdonati senza confessare il loro peccato? Ma, ascoltatore mio, anche se la tua coscienza ti dirà o così o no, Dio lo dice; “Chi confessa e riconosce il suo peccato troverà misericordia” ma non c’è alcuna promessa per l’impenitente.
Dio dichiara che colui che si pente sarà perdonato. “A questo uomo io guarderò, anche a lui che è mediocre ma ha uno spirito contrito e trema alla mia parola”; ma per l’altero Faraone, che dice “Chi è Dio che io debba ubbidirGli?”,  non c’è nulla ma distruzione eterna lontano dalla presenza del Signore. Colui che va avanti nella sua iniquità e indurisce il suo collo, sarà distrutto improvvisamente e senza rimedio. Ah! Non ho perdono da predicare a voi che stabilite nelle vostre menti di continuare nel peccato, niente neppure note gentili di amore a tutti, nulla ma solo una promessa di una terribile attesa di giudizio e di ardore di fuoco. Ma ah! Se voi detestate i vostri peccati, se lo Spirito Santo di Dio ha fatto in modo che voi odiate le vostre vite passate, se  siete ansiosi di essere fatti uomini nuovi in Gesù Cristo, non ho niente altro che note di amore per voi. Credete in Gesù, gettatevi su Lui, perché Egli ha detto, “Chi viene a me io non lo caccerò fuori”. “Sebbene i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; sebbene siano rossi come la porpora, diventeranno come lana.” La porta è chiusa e velocemente serrata per ogni uomo che manterrà il suo peccato, ma è anche spalancata per il più grande peccatore fuori dall’inferno, se lascerà il suo peccato e afferrerà Gesù ponendo la sua fiducia in Lui.
 
IV. L’ultima osservazione è questa, IL PENTIMENTO E LA CONVERSIONE SARANNO CONSIDERATI COME  PARTICOLARMENTE PREZIOSI NEL FUTURO

 
Il testo infatti dice: “Affinché i vostri peccati siano cancellati e vengano i tempi di refrigerio alla presenza del Signore“.

Un passaggio davvero molto difficile. Il suo significato è appena conosciuto. Tre o quattro significati gli sono stati fissati ad esso. In primo luogo, penso che significhi questo, colui che si pente e si  converte, beneficerà della cancellazione del peccato in quella stagione di dolcissima  pace che sempre segue al perdono. Dopo che un uomo è stato completamente spezzato  per il suo peccato, Dio lo tratta molto teneramente. Fra le parti della vita umana le ore più felici sono quelle che seguono immediatamente dopo la conversione. Sapete come cantiamo: 

Dov’è la beatitudine che conobbi 
Quando per la prima volta  vidi il Signore? 
 

Quando l’osso rotto inizia a guarire, Davide dice: “Tu fasci le ossa che hai spezzate per farci gioire.” Quando il prigioniero esce prima di prigione, allora le catene per la prima volta cambiano musica, qando cadono rotte sul terreno! Quando l’uomo ammalato lascia la sua camera ammalata dalle sue convinzioni per respirare l’aria di libertà sente la salute di un peccatore perdonato! Oh, se voi poteste conoscere quale beatitudine è essere perdonati,  voi non stareste mai più lontano da Cristo! Ma voi non lo sapete e non potete dire come è dolce essere lavati nel sangue prezioso e avvolti con la biancheria di lino bianco e puro e avere il bacio del Padre Celeste sulla guancia! O “pentitevi e convertitevi, affinché i vostri peccati siano cancellati e vengano i tempi di refrigerio alla presenza del Signore. “

Forse questi tempi di refrigerio possono riferirsi anche ai tempi di un risveglio nella Chiesa cristiana. L’unico modo in cui voi, cari amici, potete condividere il refrigerio di un risveglio, è tramite il vostro pentimento e la vostra conversione. Un risveglio è un grande ristoro per la Chiesa. Prego che un’onda possente possa sommergere la Gran Bretagna, perché ne abbiamo molto bisogno. Ma a che serve un risveglio per un peccatore non perdonato? È come il dolce vento del sud… che soffia su un cadavere, non può portargli alcun calore. Se voi vi pentite e vi convertite, sarete in mezzo alla gioia generale del risveglio, avrete questa gioia, e i vostri peccati saranno cancellati. Che grido luttuoso è questo: “Il raccolto è passato, l’estate è finita e noi non siamo salvati!” Mi sembra di sentire quel grido da alcuni qui nel Tabernacolo questa mattina. Oh, che benedetto mese di Febbraio ed inizio di Marzo! C’era per noi una vendemmia come in estate. Che preghiere, che pianti, che grida! Com’era piena questa casa di preghiere! Come tutto il lungo giorno da prima che sopraggiungessero le stelle fin dopo l’alba abbiamo continuato a stare in preghiera! Ma tu non ti sei salvato, solo alcuni di voi lo sono. Il raccolto e l’estate sono finiti e tu non sei salvato. Ah! ho pregato Dio che tu possa ancora essere salvato ora. 
diSono incapace di realizzare uno scopo che ho tenuto caldo nel mio cuore, andare e predicare a una congregazione più grande nella Sala dell’Agricoltura durante il prossimo mese: mi trovo trattenuto dalla mano del Maestro. Mi sono venuti dei problemi di salute e ci saranno molto probabilmente mesi di prostrazione e di dolore che mi attendono; ma ho pregato che se non posso gettare la rete in un luogo più grande, posso ottenere ancora  di più di voi, qui. Noi non possiamo avere una congregazione più grande, ma posso essere contento di ottenere più conversioni. 
È una dura predicazione, è un lavoro pesante, a meno che non ci siano risultati. Noi dobbiamo avere delle conversioni. Come quella donna del vecchio detto: “dammi bambini o muoio”. Così è per il predicatore: lui deve avere dei peccatori da salvare, o prega di morire. Ascoltatore caro, se questi tempi di risveglio dovessero venire, la nostra preghiera è che tu possa pentirti e convertirti, affinchè i tuoi peccati possano essere cancellati così che anche tu possa partecipare pienamente alle benedizioni inapprezzabili della stagione della grazia.
Inoltre, il testo vuol intendere, secondo il contesto, il secondo avvento. Gesù deve venire ancora una seconda volta e il suo arrivo sarà come una doccia possente che allaga un deserto. La Sua chiesa rivivrà e sarà rinfrescata; lei ancora una volta solleverà la testa dal suo letargo e il corpo dal suo sepolcro. Ma che dolore per voi che non siete salvati, quando Cristo ritornerà, perché il giorno del Signore sarà tenebre e non luce per voi. Quando Cristo tornerà per l’inconvertito, il giorno  sarà ardente come una fornace; e tutti i superbi e tutti i malfattori saranno stoppia. “Ma chi potrà sopportare il giorno del sua venuta? E chi starà in piedi quando lui apparirà? Perché egli è come il fuoco raffinatore e come un sapone che purifica: e siederà come un raffinatore e un purificatore d’argento, e lui purificherà i figli di Levi.”
Oh, se voi vi pentiste e vi convertiste, sì, voi potreste stare in piedi pienamente assolti nel giorno del Sua venuta, quando il cielo e la terra si scioglieranno, quando la pietra solida comincerà a fondersi e le stelle, come le foglie appassite del fico, cadranno dall’albero, quando la tromba suonerà spandendo il suo suono forte e a lungo. “Svegliatevi, voi, morti e venite a giudizio”, quando la grande assise starà seduta e il Giudice sarà là, il Giudice dei vivi e dei morti, per separare il giusto dal cattivo. 

Il Signore abbia misericordia di voi in quel giorno; e così Lui potrà salvarvi, se la Sua grazia vi farà obbedienti alle parole del nostro santo testo:  

Pentitevi e convertitevi, affinché i vostri siano cancellati, quando i tempi di refrigerio verranno dalla presenza del Signore.”

 

Traduzione dall’originale di Consapevoli nella Parola

“Di’ loro: «Com’è vero che io vivo», dice il Signore, l’Eterno, «io non mi compiaccio della morte dell’empio, ma che l’empio si converta dalla sua via e viva; convertitevi, convertitevi dalle vostre vie malvagie.»” 
(Ezechiele 33:11)